Area dell’acciaieria Beltrame ancora senza un compratore

Nessuna manifestazione d’interesse, almeno fino ad oggi, per l’area e la banchina portuale dell’ex Sidermarghera, l’acciaieria del gruppo vicentino Beltrame che ha chiuso i battenti in agosto dell’anno scorso. Dei 117 lavoratori che vi erano occupati, una quindicina ha accettato il traferimento nello stabilimento di Vicenza e dei restanti, tutti in cassa integrazione, pochi hanno accettato gli incentivi all’esodo proposti dall’azienda. «Chiederemo alle istituzioni veneziane e a Confindustria di riprendere in mano con convinzione questa vicenda» dice Luca Trevisan, segretario della Fiom-Cgil «si avevano assicurato il loro impegno a promuovere il rilancio dell’area con una nuova iniziativa industriale, ma per quanto ne sappiamo nulla è stato fatto». Anche la scorsa settimana il Gruppo Afv Beltrame ha confermato – durante un incontro avuto con i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil al ministero dello Sviluppo – «un quadro di riferimento particolarmente preoccupante per il rapido deteriorarsi, nel primo trimestre del 2013, delle previsioni che avevano orientato ad ottobre 2012 la definizione dei budget: una diminuzione del 15-20% dei volumi, una tendenza al rialzo dei prezzi del rottame ferroso, una riduzione nei margini operativi di circa 30 euro per tonnellata». Il gruppo Beltrame ha quindi comunicato che dopo la chiusura dello stabilimento di Marghera, chiuderà definitivamente anche l’acciaieria di San Didero, in provincia di Torino, ritenendo «assolutamente insostenibile il differenziale competitivo tra il sito torinese e quello francese di Trith Saint Leger».
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