Architetti contro le fosse settiche. «Cementificazione dannosa e senza senso»

Critiche al regolamento edilizio che prevede l’adeguamento per tutte le strutture private che vogliono affittare ai turisti
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 20.01.2018.- Ponte Molin a San Basilio.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 20.01.2018.- Ponte Molin a San Basilio.

Venezia invasa dalle fosse settiche. Sottosuolo cementificato, danni che si ripercuotono nella struttura subacquea della città. Adesso anche il regolamento edilizio prevede l’obbligo di costruire la fossa settica per chi vuole affittare ai turisti. Ma gli architetti sono in rivolta.

«Così non fermeranno gli affitti turistici, ma continueranno la cementificazione», avverte Luciano Cirpi, professionista del Lido tra i fondatori dell’Associazione architetti, nei primi anni Novanta. Ad allora risale la norma introdotta da una Legge Speciale, la 360 del 1992. Che rendeva obbligatoria, appunto, la costruzione di fosse biologichesotto gli edifici. Un modo per parare la mancanza di una rete fognaria. Allora gli architetti protestarono vivacemente. Cirpi, ma anche il presidente dell’associazione di professionisti, Giorgio Leandro, spiegavano gli effetti negativi sull’elasticità del sottosuolo di quelle fosse. Oltre al moltiplicarsi di barconi deputati a svuotarle periodicamente. Con rumori, odori, vibrazioni.

«L’errore è quello di concepire un carico concentrato di cemento, qualche tonnellata, sotto l’edificio», dice Cirpi, « il cemento e l’acqua provocano sommovimenti subacquei, movimenti nel sottosuolo. E un irrigidimento generale». Le nuove fosse settiche per pubblici esercizi di nuova costruzione, sempre più numerosi e incontrollati, possono raggiungere il volume di decine di metri cubi.

Che fare? «Un’alternativa c’è, ed è facile», suggerisce Cirpi, «l’avevamo proposta inascoltati molti anni fa. Il Comune dovrebbe costruire una vera rete fognaria, con depuratori in aree meno delicate della città storica. I liquami verrebbero portati nei centri di raccolta con tubi subacquei». Interventi meno invasivi e più efficaci. «Una rete fognaria in depressione, che avrebbe bisogno di tubi di piccolo diametro, da un paio di centimetri. E non certo di colate di cemento nel sottosuolo».

Anche l’aspetto economico, suggerisce l’architetto, è facilmente affrontabile. Costruire una fossa settica di medie dimensioni costa intorno ai 10-15 mila euro. Quelle grandi degli alberghi e dei ristoranti ovviamente molto di più. «Se in questi anni il Comune avesse lavorato alla rete fognaria potrebbe risolvere il problema degli scarichi facendo pagare al proprietario una cifra – sicuramente inferiore al costo della fossa – e collegandolo alla rete generale».

Un Piano che però non è mai stato messo a punto, dopo i timidi tentativi avviati dall’ingegner Sandri, ingegnere capo del Comune negli anni Novanta.

Oggi si continua su quella strada. Adesso anche per «disincentivare» nuovi alloggi turistici si rende obbligatoria la costruzione della fossa settica. Una discesa che sembra inarrestabile.

Così nei prossimi giorni il nuovo direttivo dell’Associazione degli architetti veneziani prenderà in esame il problema per proporre «soluzioni operative». «Secondo noi è sbagliato», dice Pietro Mariutti, «usare i regolamenti edilizi per fare politica. Per le destinazioni d’uso ci sono i Piani urbanistici. In questo caso si estende l’obbligo delle fosse settiche che noi consideriamo nocive». —

Alberto Vitucci

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