Aperta un’inchiesta sulla Venice Refitting

La Procura della Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta sulla transazione da 7 milioni e mezzo di euro a favore della società Venice Refitting dell’imprenditore Andrea Mevorach e della sua famiglia, saldata nel corso del 2016 dall’Ive, l’Immobiliare veneziana di proprietà del Comune. Per ora non ci sono indagati, ma solo accertamenti in corso da parte della Guardia di finanza, che nei giorni scorsi si è presentata in Comune per acquisire la documentazione su quell’accordo: una vicenda che ha attraversato almeno tre amministrazioni comunali, dalla giunta Orsoni al commissario Zappalorto, sino all’attuale giunta Brugnaro, che potrebbero essere chiamate dai magistrati contabili a rispondere delle loro decisioni.
La storia che ha inizio nel 2002, quando la società ottiene un finanziamento dall’Unione Europea per 5 milioni di euro, per realizzare un cantiere per yacht e pescherecci su un’area di proprietà di Ive in via dell’Industrie, a Porto Marghera: Venice Refitting la prende in affitto, ma tutto presto si ferma perché si scopre l’acqua calda, ovvero, che l’area ex Eni è inquinata. Mevorach cita in Tribunale Ive per ottenere i danni: i giudici accolgono il ricorso e condannano la società pubblica a risarcire 7,7 milioni di euro. Ive ricorre in Appello e la Corte - in attesa della sentenza - rileva un errore nei calcoli dei giudici di primo grado, che farebbe scendere i danni sotto i 7 milioni. Nel frattempo, Ive ha già liquidato anticipi per 5,9 milioni. Che fare? La giunta Brugnaro decide di affidare la causa all’avvocato Federico Bertoldi (che ora siede anche nell’Agenzia Sviluppo Venezia), che opta per la transazione, prima della sentenza definitiva. E Ive così stacca un assegno finale da 7,5 milioni. C’è stato un danno o gli 11 milioni incassati da Ca’ Farsetti da Syndial per la mancata bonifica coprono le spese? Questo dovranno chiarire i magistrati. (r.d.r.)
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