Antonella, la maratoneta che è più forte della Sla

L’atleta del Venice Running Team continua a correre nonostante la malattia. Le sue gambe ora sono quelle del compagno Mirko Zennaro che la spinge lungo tutte le strade

MARCON. C’è la voglia di capire. Capire come mai, senza preavviso, un giorno arrivi una malattia, la Sclerosi Laterale Amiotrofica, che ti toglie tutto, la forza, il fisico, persino il respiro. Ma la mente rimane lucida. Qualcuno l'ha definita la “malattia dei calciatori”. Niente di tutto questo: le cause non sono note. La Sla non è collegata al calcio: i calciatori fanno più notizia, ma ci sono un sacco di persone affette dalla Sla, una malattia terribile che rende prigioniere le persone del proprio corpo. Toglie il movimento, ma risparmia l’anima, il cuore. Antonella Moret, 43 anni, vive a Gaggio di Marcon dal 2010 con il suo compagno Mirko Zennaro. Appassionata di maratone, è un'atleta del Venice Running Team, e nella sua carriera podistica ha portato a termine dieci mezze maratone: sette edizioni alla Mezza Maratona del Santo a Padova, una a Trieste e Treviso. L'ultima alla quale ha partecipato è stata la Moonlight di Jesolo a maggio di quest'anno, con un crono di 1.38, spinta sempre dal suo inseparabile compagno Mirko Zennaro.

Quando è iniziata la battaglia con la Sla ? «La battaglia è iniziata nel 2000. Tutto è incominciato con un banale formicolio», spiega Antonella. «Tra i mille impegni quotidiani, riuscivo ad incastrare qualche ora per andare in palestra. Quando si è presentato quel formicolio, ho subito pensato di aver fatto qualche movimento sbagliato in palestra, di aver infiammato un nervo. Non mi sono fermata, ho aspettato che passasse da solo. Ma cosi non è stato, anzi. Allora sono andata a farmi fare un pò di massaggi, ma non miglioravo. Il fisioterapista diceva che non sentiva nulla di strano, solo un po’ di rigidità muscolare. Il dolore ha cominciato ad accompagnarmi ogni giorno, costante, finchè non ho più potuto ignorarlo; le mie gambe sembravano non rispondermi, inciampavo spesso. Mi sono spaventata davvero e mi sono decisa a farmi visitare da un medico».

Poi? «Presi appuntamento a Conegliano a gennaio 2000. Ma l'esito della visita diede esito negativo. Ad aprile 2001 le condizioni peggiorarono, ma sia la Tac che la Rsm non rilevavano alcuna anomalia. A questo punto decidetti di andare da un medico a Treviso che chiese un prelievo del midollo spinale. Anche quella volta nessuna anomalia. A questo punto dovevo provarle tutte. Andai a Rovigo e il medico, appena mi visitò mi prescrisse una elettromiografia urgente. Questa volta l'esame diede un esito, attribuendo un nome alla mia patologia: malattia del 1° e 2° motoneurone. Ho cominciato a sottopormi a sedute di fisioterapia e logopedia; ripetuti per l'ennesima volta Rsm, Tac ed elettromiografia la diagnosi è stata confermata: si trattava proprio della Sclerosi Laterale Amiotrofica, una malattia neurodegenertiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale. Una sigla che non conoscevo, tre lettere che hanno sconvolto la mia esistenza e quella della mia famiglia».

Ora è riuscita anche a scrivere un libro. «Nel 2014 ho conosciuto Barbara Colombo, appassionata di scrittura, e ne rimasi affascinata. Tra noi due è nata una bella amicizia e Barbara è diventata la strumento per realizzare il mio sogno: scrivere un libro, "Riparto di Slancio", dove cerco di trasmettere un messaggio di speranza per chi è affetto da questa terribile malattia».

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