Anguilla specie a rischio, la festa del bisàt riduce le cene

Solo quattro per il prelibato pesce liventino, le altre per altri prodotti del territorio: «Nel Livenza e negli allevamenti di valle, in vent’anni c’è stato un calo del 90%»

Giovanni Monforte
L'ultimo pescatore Dario Caovilla con le anguille pescate con le reti
L'ultimo pescatore Dario Caovilla con le anguille pescate con le reti

L’anguilla rischia di scomparire dal Livenza. Negli ultimi 17 anni la sua presenza nelle acque del fiume è diminuita del 90%. Così quest’anno anche la celebre rassegna gastronomica dedicata al bisàt, l’anguilla liventina, si è dovuta adeguare.

Per assicurare una pesca più sostenibile, le cene a base di anguilla saranno solo quattro. Ma la rassegna si allargherà, con altre sei serate, alla valorizzazione dei tanti prodotti di eccellenza dell’area liventina. La prima cena, dedicata alle erbette di campo, si è svolta venerdì sera alla locanda Gioia di Torre di Mosto ed è andata sold out.

È stata l’occasione per affrontare il tema dell'anguilla, ma anche per parlare dell’aumento dei turisti sul territorio. Tanto che sta nascendo una sorta di distretto del turismo attorno al Livenza.

Ideata da Luca Ortoncelli nel 2008 con l’obiettivo di valorizzare il pregiato bisàt, la rassegna, che dal 2018 si è trasformata in “Livenza, fiume di sapori”, è cresciuta sempre più, sposandosi con il progetto GiraLivenza del Vegal e incontrando il sostegno delle Pro Loco e dei Comuni di Torre di Mosto, Ceggia, San Stino, Caorle, Motta, Annone e Pramaggiore. Oltre ad aver favorito la nascita della Confraternita del Bisàt e del gruppo de I Ristoratori della Livenza. Adesso, con l’anguilla divenuta specie a rischio, la rassegna deve puntare sulla sostenibilità.

«In passato facevamo una decina di cene incentrate sul bisàt. Ma, rispetto a 17 anni fa, nel Livenza e negli allevamenti di valle si registra un calo del 90% della sua presenza», spiega Ortoncelli, «Dario Caovilla, l’ultimo pescatore di fiume del Livenza, pesca pochissime anguille. Questa criticità ci ha portato a variare la rassegna, perché nello stesso tempo sono cresciute le opportunità collegate al GiraLivenza. Vogliamo continuare a essere sostenibili sul territorio, proponendo appuntamenti che guardino anche ad altri prodotti. Già in passato in alcune cene abbiamo presentato il granchio blu».

Una scelta condivisa con il Comune di Torre di Mosto, che è il capofila.

«Il problema della ridotta disponibilità di anguille ci ha posto davanti a una scelta», conferma il sindaco Maurizio Mazzarotto. «Siamo in un territorio agricolo, che può offrire tanto. Attraverso un percorso con i ristoratori, abbiamo deciso di aprirci ad altri prodotti, per dare anche respiro ad altre attività».

La rassegna proseguirà per tutta l’estate per concludersi, dopo dieci appuntamenti, a novembre. Da luglio, finito il fermo pesca, tornerà in tavola pure il bisàt. Quest’anno è stato creato anche un opuscolo, che raccoglie le strutture del territorio.

«Ci siamo allargati molto da quelle prime cene», conclude Ortoncelli, «Adesso possiamo contare su 17 ristoranti aderenti, una decina di bed&breakfast, una quindicina di cantine del territorio, chi fa servizio di noleggio di mezzi sostenibili come bici e canoe. Si è creato un piccolo distretto di un turismo di qualità. Per questo abbiamo pensato di stampare una piccola guida».

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