«Andiamo a pranzo in tangenziale a Mestre». Bazzera Nord, caffè e brioche al banco

MESTRE. Seduta ai tavoli c’è qualche piccola famigliola, coppie di colleghi, un uomo con la tuta arancione fosforescente tipica di chi lavora sulla strada. Gente da autogrill; gente da pranzo in autogrill.
Fuori dal silenzioso dedalo dei centri urbani, con strade scandite dalle saracinesche abbassate o dai tavoli sistemati per bloccare l’ingresso, trasformati in banconi posticci per l’asporto. «Bocconcini di carne, cavoli e fagiolini. Dividiamo l’acqua naturale o gasata? Il caffè lo prendiamo alla fine» ed è il ritorno alla normalità.
La cornice è quella dell’area di servizio «Punto grill» Bazzera nord, sulla tangenziale di Mestre. Considerato autostrada dai Dpcm, anche se in realtà la tangenziale è libera da pedaggi. Così qualcuno si regala il brivido del cappuccino e brioche al banco e del pranzo al tavolo.
«Effettivamente in questo periodo c’è molta gente – spiega l’addetta al bancone – diciamo che ci siamo un po’ salvati. Molta gente viene a mangiare a pranzo, impiegati, operai. Ed anche a cena».
Bazzera Nord è l’unico ristorante sulla tangenziale, per trovarne un altro bisogna superare le barriere e andare ad Arino verso Padova oppure a Frattain direzione Trieste. Sono circa le 13.30. I recipienti riscaldati che accolgono le pietanze del self service si svuotano in un batter di ciglia. Resiste stoicamente un hamburger, costretto alla fine ad arrendersi di fronte alla scelta dell’avventore di passaggio: «Lo voglio».
La coda è ordinata e le distanze vengono fatte rispettare dai bollini apposti sul pavimento, a un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri. Ci sono lavoratori in smart working, che decidono di concedersi un ritorno alla normalità, pranzando con i colleghi.
Altri che, abituati alla pausa nel bar sotto l’ufficio, hanno deciso di percorrere qualche chilometro, per uno strappo alla regola del panino. E poi ci sono coppie di amici, di fidanzati, una famiglia.
Una platea eterogenea accomunata dal desiderio di normalità. A dividere gli avventori, in fila, dalla cucina è un grande pannello in plexiglas. C’è giusto lo spazio per passare i vassoi. Riempito il piatto, ci si avvia verso la cassa e, poi, verso i tavolini. Ben distanziati tra loro, sono quasi tutti occupati. Mascherina abbassata, mani igienizzate, si ritorna indietro di qualche mese. Si chiacchiera, si sorride, qualche volta le parole sfiorano il Covid, per poi tornare indietro. Inconscio desiderio di "altro", di spensieratezza. Con i confini dei comuni sigillati, chi si ferma in autogrill non lo fa certo per spezzare un lungo viaggio. E allora ecco le aree di sosta assumere l’insperata veste di ristoranti, oggetto del desiderio. Non ci avrebbero creduto nemmeno loro, gli autogrill, se qualcuno glielo avesse detto solo un anno fa. Questa è la loro rivincita. —
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