Anche la banca ha un’anima, e ama il bello
Due secoli di storia di una città attraverso gli archivi della sua banca. E’ anche questo il bel volume “Il patrimonio Carive”, curato con un lavoro intelligente e per nulla noioso – come inevitabilmente, spesso capita – da Giorgio Crovato (con Alvise Simonato, Pietro Verardo, Paolo Zamara e Stefano Pandiani), e dedicato proprio all’archivio storico e alle collezioni della Cassa di Risparmio di Venezia, dei suoi 190 anni di vita, che la fanno la più antica tra le sue consorelle italiane.
Il patrimonio della Carive consiste in un’imponente collezione di documenti, manoscritti, incunaboli e cinquecentine, volumi rari e preziosi, monete storiche, opere d’arte veneziane, conservati in gran parte nel suo Archivio Storico e nella sua Biblioteca a Venezia.
E’ a questo patrimonio che Crovato, con un lavoro durato tre anni, ha attinto per ricostruire la storia della banca e soprattutto del suo intreccio con la città, partendo dalle radici e dagli istituti progenitori quali il Banco Pignorativo Comunale e il Monte di Pietà. Una parte del volume – riccamente illustrato e la parte iconografica è un’altra delle sue sorprese – è riservate alle diverse sedi della banca, tra passato e presente. Da quella iniziale del 1822 in Palazzo Donà delle Rose, alla Maddalena, a Cannaregio, a quella moderna, progettata da Pier Luigi Nervi e Angelo Scattolin, inaugurata nel 1972.
Una seconda parte è invece dedicata alle figure di rilievo che nel corso di quasi due secoli hanno fatto crescere l’istituzione nel territorio veneziano, a cominciare da Luigi Luzzatti, primo presidente dell’Istituto Federale e proseguendo con Angelo Pancino, il presidente più longevo della storia della Cassa di Risparmio di Venezia, tra il 1917 e il 1945.
Altri capitoli del libro descrivono invece la mappa dell’archivio storico Carive, con il dettaglio delle undici sezioni, 319 buste (2176 fascicoli) e un repertorio, ricco e documentato delle collezioni di dipinti, sculture, arredi, monete e preziosi volumi che ne costituiscono il patrimonio.
Sfogliando il libro, si rivivranno, anche visivamente, gli anni in cui Ca’ Corner della Regina, non ancora divenuto sede dell’Asac, l’Archivio storico delle Arti Contemporanee della Biennale, ospitava appunto il monte dei pegni della Cassa di Risparmio di Venezia – che ne era proprietaria – con tanto di sportelli tra i saloni affrescati che ora sono divenuti di proprietà della Fondazione Prada. “Pegno”, in fondo, anch’esso del Comune – che aveva poi acquistato dalla Carive il palazzo settecentesco – per salvare il suo bilancio attraverso la vendita.
Ma di grande qualità sono anche molte delle opere d’arte conservate dalla Cassa di Risparmio, a cominciare dal frontespizio della Mariegola della Scuola del Santissimo alla Bragora, in cui la figura di Cristo è attribuita a El Greco e proseguendo con due magnifiche vedute veneziane di Canaletto dei primi decenni del Settecento o con uno stupendo gonfalone di San Marco, realizzato tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Una storia complessa quella della Carive, sempre legata ai mutamenti sociali ed economici della città, ma che oggi – mentre i rapporti con gli istituti bancari si fanno sempre più distaccati, complice anche l’on line – è bello riscoprire in uno sguardo sul passato.
Enrico Tantucci
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia