Anche i pensionati al presidio Speedline «Colleghi, ci siamo non si deve mollare»

SANTA MARIA DI SALa
Chi l’ha detto che, una volta usciti dal lavoro, non ci interessi più del destino dei vecchi colleghi? L’esempio è quello che ogni giorno succede al presidio di Speedline di Santa Maria di Sala dove passano anche tanti pensionati. Sin da subito al fianco di chi ora è in fabbrica o in ufficio c’è anche chi ha varcato per l’ultima volta quei cancelli qualche tempo fa e non si dimentica però del suo passato anche se è fuori da un pezzo. C’è da stare uniti e si sta uniti, non solo nella manifestazione del 19 dicembre a villa Farsetti, ma soprattutto nei giorni seguenti. Anche quelli di Natale. Facendo un giro in via Salgari, di “vecchi” Speedline se ne trovano a decine. Così quel momento al gazebo diventa un’occasione per tornare a quella che era la Speedline di anni fa, per rivedersi, per fare due chiacchiere tenendo in mano un bicchiere di Prosecco. Come nel caso di Mauro Sorato di Mira, Ivano Scocco di Campolongo Maggiore e i due scorzetani Giuliano Busato e Sandro Vianello. Il quartetto è una presenza se non fissa quasi, perché questa battaglia la sentono pure loro.
«SEMPRE AL LORO FIANCO»
Mauro Sorato è andato via un paio d’anni fa e richiama alla memoria i tempi di quando si lottava per i propri diritti. «Ricordo manifestazioni a Roma e all’aeroporto di Treviso», dice, «ma stavolta è tutto diverso. Gli anni sono cambiati. Vengo qui e vedo tanti miei ex colleghi, ho trascorso una vita in fabbrica. Continuerò a sostenerli sempre».
«C’ERA UNA VOLTA…»
Non è l’inizio di una favola, ma quello che era Speedline sino a pochi anni fa. Ivano Scocco è fuori dall’azienda da una dozzina d’anni dopo esserci stato per oltre 30. «Sono andato via», rileva, «quando la svizzera Ronal Group stava per entrare e, dunque, non ho avuto una grande esperienza con loro. Ma essendo una multinazionale e non una proprietà italiana, fa speculazione ed i vertici guardano solo ai soldi. E non mi sorprendo. Ricordo che ai miei tempi per fare delle consegne si lavorava sino all’ultimo minuto della vigilia di Natale. In tutta onestà lo si faceva volentieri perché al dare corrispondeva un ricevere. Sempre. Alla Speedline ci ha sempre salvati la qualità: in questo stabilimento si fanno prodotti di altissima gamma. Ai colleghi dico di non mollare: noi ci siamo».
MILLE E PIÙ PERPLESSITÀ
Spesso i dipendenti di Spedline hanno definito “diversa” questa crisi rispetto alle altre perché la chiusura paventata da Ronal Group per portare tutto in Polonia e Germania entro la fine dell’anno che sta per iniziare non è uno scherzo. Come non sono uno scherzo le 605 persone in ballo. Chi è in pensione lo sa. «La vedo davvero critica stavolta», osserva Giuliano Busato, 33 anni a Santa Maria di Sala e via dal 2018, «Mi auguro solo che si apra la trattativa al Ministero dello Sviluppo economico. Le vecchie crisi sono state superate, qui non so come finirà. Ma non si deve mollare di un centimetro, il presidio dev’essere permanente. Hanno fatto bene i dipendenti a stare qui e devono continuare a farlo».
«NO ALLA CHIUSURA»
Ne è convinto Sandro Vianello, in pensione da tre anni. «Mi auguro che salvino i posti di lavoro», analizza, «altrimenti sarebbe una tragedia. Senza contare come il costo della vita aumenti sempre più, vedi il rincaro delle bollette. Le famiglie hanno davvero una marea di spese da sostenere. E poi c’è da tenere conto pure delle fabbriche collegate a Speedline». Calcolando l’indotto, i lavoratori in bilico salgono a 750. —
Alessandro Ragazzo
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