Altolà del Comune alla settimana corta

MESTRE. Scoppia la polemica tra Comune e Provincia di Venezia per la sperimentazione dal prossimo anno scolastico dell’orario su 5 giorni nelle scuole Superiori di Mestre, San Donà e Portogruaro. In classe nel polo mestrino delle Superiori si andrà dalle 8 alle 14 dal lunedì al venerdì con un giorno di rientro pomeridiano dalle 14.30 e uscita compresa tra le 16.15 e le 16.30. Una novità che ha subito creato perplessità e lamentele e che alcuni presidi hanno subito criticato.
La commissione XI (Politiche educative) del Comune chiede con il presidente Gabriele Scaramuzza (Pd) all’assessora Tiziana Agostini di relazionare subito sulle modifiche ai trasporti scolastici, che saranno ridotti, per effetto della decisione della Provincia sulla “settimana corta” in istituti e licei. «Vogliamo capirne esattamente la portata e valutarne gli effetti», dice Scaramuzza. La Agostini ha pubblicamente criticato la scelta fatta dalla presidente Francesca Zaccariotto e dall’assessore ai trasporti Grandolfo.
«Notizia appresa solo dagli organi di informazione», dice . E poi contesta. «Riteniamo si tratti di un provvedimento che dovrebbe in primis scaturire dalle stesse realtà scolastiche, sulla base delle loro esigenze didattiche ed organizzative, da assumersi in un 'ottica di condivisione progettuale con gli Enti locali. Rileviamo invece che non c’è stato alcun confronto con il Comune capoluogo e non solo: il fatto che ad intervenire sia l’assessore provinciale ai Trasporti fa intuire che la questione della settimana corta sia stata affrontata in una logica unilaterale di superamento della spesa e quindi con una modalità di lettura della scuola come un costo». L’assessore comunale, poi, passa all’azione: per giovedì annuncia di aver convocato i presidi degli istituti Superiori per discutere con loro della settimana corta. Il preside del Bruno-Franchetti, Roberto Gaudio, ha già criticato la sperimentazione: «Noi avevamo portato la contarietà del 75 per cento delle famiglie dei nostri 1.500 studenti. Non ci è possibile comprimere l’attività scolastica su cinque giorni», aveva spiegato. La preside del Gritti ha detto di non saperne nulla e anche nel suo istituto, gli studenti sono critici come ai licei Bruno e Franchetti. «Ci sono molte voci contrarie tra i ragazzi. Ne discutiamo in questi giorni in una serie di assemblee sia al Gritti che di coordinamento degli studenti medi», spiega Federica, rappresentante degli studenti. E critico è Carlo Forte della Cgil Scuola.
L’assessore provinciale Giacomo Grandolfo ribatte alle critiche: «Sulla questione del mancato coinvolgimento di cui parla il Comune, replico dicendo che Comune e Regione non ci considerano quando devono prendere decisioni sui trasporti e nessuno dice nulla dei 4 milioni e mezzo che ci sono stati tagliati per le manutenzioni nelle scuole. Come Provincia, noi siamo chiamati a garantire i servizi minimi di trasporto per le scuole Superiori e questo viene garantito. La questione è già stata affrontata due anni fa e quest’anno in una riunione con i presidi ma questa volta si va avanti con la sperimentazione, che a Mestre sarà di un anno, perché ora le 38 ore valgono per tutti gli istituti grazie alla riforma scolastica e si può intervenire, quindi».
Grandolfo spiega che agire sulla settimana corta produce risparmi sui trasporti scolastici, «nel rispetto dell’autonomia didattica degli istituti che però, talvolta, sono protesi a farsi concorrenza promuovendo tutta una serie di attività extra curriculari. A San Donà, un liceo ha raccolto preiscrizioni per tre volte la capienza della scuola. Comunque, saranno le famiglie a giudicare il lavoro fatto». I risparmi stimati dalla Provincia sarebbero di 332 mila euro. Nel Veneto Orientale si stimano 100 mila chilometri all’anno in meno, pari a 140 mila euro risparmiati; per la zona di Mestre circa 15 mila chilometri in meno per l’extraurbano, con un risparmio di circa 25 mila euro; per il servizio urbano Mestre circa 31 mila chilometri in meno con un risparmio di circa 97 mila euro annui. E poi si aggiungono 70 mila euro in meno di costi per riscaldamento, luce e acqua.
Di diversa filosofia, il Comune di Venezia. La Agostini ribadisce la contrarietà: «Riteniamo che il modello organizzativo deve derivare da un progetto formativo che ogni scuola è chiamata ad elaborare in nome dell’autonomia scolastica. Inoltre non capiamo come un Ente che sta concludendo il suo mandato come la Provincia possa assumere una decisione di tale portata adesso».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia