Altobello scommette sui giovani
Il calcio svuota la polisportiva adiacente la chiesa: «Ma la rilanceremo»

Il quartiere e il campo da calcio A destra don Ottavio Bolis
MESTRE.
C'è una chiesa che opera in città che si è sempre distinta per l'accoglienza. Non è tra quelle con il maggior numero di fedeli (3.800 parrocchiani di cui 300 frequentatori). E' la chiesa della periferia del quartiere Piave, in quella che fino a pochi anni fa era la zona chiamata «Macallè», perché le case popolari erano state costruite al tempo della guerra in Abissinia.
Era nel dopoguerra una sorta di Bronx della città: area povera, a lungo abbandonata, con i problemi conseguenti. Ma adesso - con una straordinaria riconversione edilizia - è il fulcro della nuova Mestre a un passo da piazza Barche, a un passo dal ponte e da via Torino, dal centro direzionale e dall'università. Era il 1950 quando fu posta ad Altobello la prima pietra della chiesa dedicata al Cuore Immacolato di Maria, perché, come disse l'allora patriarca Agostini «l'attuale baracca non è degna del Signore». A inaugurare la chiesa fu qualche anno dopo il patriarca Roncalli, poi papa Giovanni XXIII. A distanza di quasi sessant'anni, la chiesa del Cuore Immacolato di Maria - da tutti conosciuta come la chiesa della Madonna Pellegrina - continua il suo impegno religioso e sociale nella città, gestita sempre dai padri Somaschi. Il parroco Ottavio Bolis, lombardo di Somasca, sorriso dietro la barba, racconta la storia e i progetti: «Abbiamo una grossa responsabilità e cerchiamo di fare sempre del nostro meglio. Abbiamo ottimi rapporti con la municipalità che non manca di dimostrarci la propria riconoscenza per il lavoro che facciamo, dal Grest, il gruppo estivo rivolto ai ragazzi, all'impegno con i servizi sociali nei percorsi di rieducazione delle persone con problemi. Con la municipalità all'inizio dell'anno abbiamo organizzato un incontro per insegnare agli anziani come difendersi dalle truffe». La parrocchia gestisce e garantisce una mensa della fraternità che si occupa in media di quaranta ospiti, quasi tutti extracomunitari. La casa funziona anche da luogo di ritrovo per chi ha bisogno di aiuto immediato. Racconta orgoglioso padre Ottavio: «Sono gli stessi parrocchiani che sostengono la mensa. La parrocchia gestisce anche una scuola materna paritaria con circa 90 alunni: funziona egregiamente e, pur avvertendo la mancanza delle suore, andate via l'anno scorso, riusciamo a mantenere alta la formazione didattica». Il nodo è l'aspetto economico: «E' importante non si venga meno al sostegno promesso - dice - per non lasciare i bambini senza asilo. Le amministrazioni locali devono avere a cuore il futuro della materna, e questo è un atto dovuto; non per carità, ma per senso di giustizia». Il problema sono i giovani, diventati ormai troppo pochi, e neppure il moderno impianto polisportivo adiacente funziona più da attrattiva. Conclude il parroco: «E' il vero problema attuale. I giovani sono pochi e purtroppo, con la nascita della squadra di calcio a 11 di Altobello e Aleardi, abbiamo perso anche i ragazzi che frequentavano il campo di calcio a cinque». Per anni la squadra patronale di calcio a 5 di Altobello aveva dominato i campionati juniores Csi guadagnandosi (unica squadra italiana legata a una parrocchia) due terzi posti e un secondo posto; ora invece collabora con la squadra a 11, mettendo a disposizione le proprie strutture per gli allenamenti invernali. «Pazienza, non ci fermiamo di certo - conclude il parroco - i giovani torneranno e le nostre porte saranno sempre aperte, e non per nulla da un anno a questa parte gli orari di apertura del patronato si sono allungati. Da qualcuno l'invito dovrà pur arrivare, no?».
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