Allagamenti, Zaia tratta col Friuli per le grandi opere a monte

di Claudia Stefani
SAN STINO
Contro il rischio alluvione sono necessarie le grandi opere a monte: traversa di Colle e casse di espansione di Pra’ dei Gai tra Mansuè e Portobuffolè. Il presidente della Regione Luca Zaia, ieri mattina presente a Motta di Livenza per la conclusione del primo stralcio di lavori di rialzo arginale sul fiume Monticano, ha fatto il punto della situazione per i paesi rivieraschi del bacino del Livenza. «Non ho la bacchetta magica. - ha chiarito subito Zaia- Dobbiamo recuperare oltre 40 anni di tempo perso. L’ultimo bacino realizzato risale ad 80 anni fa: sono le casse di espansione di Montebello Vicentino. Realizzare delle casse di espansione non è semplice: significa programmare di allagare ettari di terreni privati. Le opere fondamentali per la sicurezza dei paesi a valle del Livenza sono le casse di espansione di Pra’ dei Gai e la traversa di Colle (opera da 80 milioni di euro) . Stiamo procedendo a spron battuto per cercare le intese con la regione Friuli per realizzare le opere».
Zaia ha rassicurato sui buoni rapporti con la giunta regionale friulana ma i comitati cittadini sono pronti a dare battaglia. Gli abitanti di Arba non hanno mai voluto sentir parlare della diga nella frazione di Colle e a Prata di Pordenone ha ripreso vita il comitato contro il progetto del Pra’ dei Gai (del costo stimato di 55 milioni di euro).
«I rapporti con il Friuli sono ottimi. - ha commentato Zaia - Mi spiace che ci siano i comitati. Per qualsiasi cosa nascono comitati. Abbiamo stressato la democrazia intasando i tribunali regionali nati per difendere le amministrazioni pubbliche. Io non mi voglio prendere la responsabilità dei morti per le alluvioni».
Tanti i lavori realizzati negli ultimi 9 mesi. A San Stino di Livenza sono state eliminate le infiltrazioni e le ricariche sull’argine sinistro del Livenza a ridosso dell’abitato di San Stino e sono state riprese le frane ed i cedimenti arginali oltre ad eliminare gli ostacoli al deflusso delle acque lungo il canale Malgher ed il fiume Livenza. Ancora negli occhi la grande piena del novembre 2010 e gli allagamenti del marzo scorso con sfollati a Loncon di Annone Veneto, San Stino e Torre di Mosto. “Si guardano sempre gli alberi che cadono e mai la foresta che cresce - ha detto Zaia - Le manutenzioni degli argini non risolvono i problemi dei bacini ma tolgono un po’ di paura. Il rischio c’è ancora: se piovesse domani saremo ancora senza casse e la colpa sarebbe di tutti. Dobbiamo fare un passo indietro: in 40 anni abbiamo cementificato troppo. La natura sarà sempre più forte di noi: siamo noi a dover costruire in maniera più responsabile».
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