Alla Trevisan scioperano solo i licenziati

NOALE. I camion continuano il loro viavai quotidiano. Fuori dai cancelli della fabbrica di via Meucci a Noale, invece, ci sono i licenziati della Trevisan, impegnata nel settore dei servizi per l’ecologia. Sono 10, di professione sono addetti alla cernita della carta da macero e hanno un contratto a tempo indeterminato. Arrivano dalla Nigeria, dal Togo, dal Burkina Faso. Piovvigina, non hanno l’ombrello e si riparano con la pettorina aziendale. Scioperano perché l’azienda, un paio di mesi fa, ha comunicato che il loro settore deve chiudere per ridurre i costi di produzione per continuare a restare competitivi, i concorrenti stanno aggredendo il mercato nel rapporto qualità e prezzo.
Con loro ci sono i rappresentanti sindacali di Slc Cgil e Fistel Cisl, oltre ai Cobas. «Altri non ne sono venuti», considera amaro il segretario veneto di Fistel Cisl Mauro Vianello, «e questo dispiace. Ci aspettavamo più solidarietà». I più hanno un’età attorno ai 50, sono in Italia dai primi anni Duemila. Sono sposati, hanno figli, risiedono nel circondario. C’è chi mostra le ferite di infortuni subìti sul lavoro, chi stenta a trattenere le lacrime perché qui ha investito tutta la sua vita e ora rischia di dover ricominciare daccapo. Sì, ma da dove? «Ho un prestito con la banca e pago l’affitto», spiega Ejimofor Doncarlos, nigeriano di 49 anni, «anche se negli ultimi tre mesi non ci sono riuscito. Mia moglie non lavora, deve accudire nostro figlio perché ha problemi di salute e quando va a scuola dev’essere accompagnato. Mi avvalgo della legge 104 per stargli vicino».
Boudjim Yabre, invece, ha 48 anni, arriva dal Burkina Faso e ha 4 figli: «In casa sono l’unico a lavorare, con un mutuo e tutte le spese da pagare. Ho pure un prestito con la banca da fronteggiare. Ho pianto quando ho avuto la notizia del licenziamento. Dove andrò se dovessi rimanere a casa?». Il suo connazionale Gouba Boussida ha 59 anni e ha portato in Italia tutta la famiglia non appena ha trovato un’occupazione: «Ma se torno a casa chi vorrà me e mia moglie?».
Domani mattina in Regione ci sarà un incontro per trovare un’intesa tra sindacati e azienda. Ci sarà anche il sindaco Patrizia Andreotti, che ieri ha ricevuto i sindacati e i lavoratori arrivati in municipio per spiegare la vicenda. «Chiederemo gli ammortizzatori sociali», spiegano Vianello e Nicola Romanato della Slc Cgil, «e invitiamo l’azienda a considerare la possibilità di dare a queste persone altre mansioni. Alla Trevisan ci sono due contratti a tempo determinato e un paio potrebbero finire lì. Gli altri otto potrebbero seguire la nuova macchina prevista per la cernita della carta da macero o altri reparti. È una ditta sana, che lavora, produce utili ed è in grado di sostenere questi operai».
Alessandro Ragazzo
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