Al cinema, ecco i nostri consigli sui film di questa settimana
VENEZIA. Quattro film al cinema dal'15 gennaio 2015. Ecco le recensioni dei nostri critici Michele Gottardi e Marco Contino. I voti sono espressi su un massimo di 5 stelle (*****).
Tutti i film in proiezione nei cinema di Venezia con orari e trailer
LA TEORIA DEL TUTTO
La sfida impossibile di Hawking vinta dalla forza di un sorriso
La teoria del tutto è un’interpretazione della fisica che spiega e collega assieme tutti i fenomeni fisici. Essa fa capo allo scienziato più famoso del nostro tempo, Stephen Hawking, considerato l’erede di Albert Einstein, tuttora vivente a 73 anni. A lui - autore del bestseller “A Brief History of Time” che ha venduto milioni di copie - il regista britannico James Marsh (montatore, sceneggiatore e soprattutto grande documentarista: con “Man of Wire” vinse l’Oscar nel 2008, raccontando la storia di Philippe Petit, funambolo che camminò sul filo tra le Torri gemelle nel 1974) dedica il film che prende il nome dalla dottrina, “La teoria del tutto”.
A fare la differenza con altri biopic, genere biografico evocativo, è che il professor Hawking è vivo e lotta ancora, non solo con l’universo, ma anche contro una malattia che lo colpì a 21 anni quando era studente a Cambridge, nel 1963. Una malattia degenerativa del motoneurone, che avrebbe dovuto ucciderlo in due anni e che invece gli ha tolto progressivamente l’uso degli arti e della parola, lasciandogli l’intelligenza per studiare a fondo buchi neri e origine dell’universo, ma soprattutto la possibilità di avere tre figli e una vita sentimentale che lo ha fatto giungere a 73 anni pieno di voglia di vivere.
Un film su un vivente già di per sé è un’anomalia che si spiega con l’origine del documentarista Marsh; inoltre il recente confronto con “The imitation game” sulla vita di Alan Turing potrebbe trarre in inganno, pensando a una riflessione sul peso della scienza. In realtà “La teoria del tutto” è una straordinaria storia d’amore tra due giovani e brillanti allievi di Cambridge, Stephen e Jane Wilde, la studentessa di Arte che diverrà sua moglie per 25 anni, finché entrambi prenderanno altre strade. La chiave di lettura della sua vita che James Marsh suggerisce è che la più semplice normalità permette di fare della nostra vita una cosa eccezionale. Come per il funambolo Petit, la sfida impossibile si risolve con costanza, sacrificio e un incrollabile, dolcissimo, sorriso: quello che ritrae lo scienziato in tutte le foto ufficiali e che caratterizza anche il lavoro eccezionale, questo sì, del suo interprete Eddie Redmayne, vincitore del Golden Globe e candidato all’Oscar, assieme ad altre quattro nomination per un film che piacerà all’Academy perché mostra, con qualche concessione da colazione del Mulino Bianco, che il sogno della emancipazione personale è possibile in qualunque condizione. (mi.go.)
Durata: 123’. Voto: ***½
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HUNGRY HEARTS
Le ossessioni quasi horror di una madre verso il suo "bambino indaco"
Come in “Il bambino indaco” del padovano Marco Franzoso da cui è tratto, i protagonisti di “Hungry hearts” di Saverio Costanzo - Alba Rohrwacher, Adam Driver e il loro il bimbo - cercano di passare indenni attraverso le ossessioni emotive di una società contaminata. Convinta di dover preservare il bimbo da inquinamento e alimentazione, Mina lo sottopone a una serie di ossessioni crescenti. Il percorso di distacco dalla realtà della mamma porta con sé il mancato sviluppo del bimbo. Di lì il progressivo indurimento di Jude sino a strapparle il bimbo, le azioni legali, il finale tragico.
Costanzo gira con rigore, contamina i generi, con prevalenza dell’horror che resta il sottotesto narrativo del film, cui la musica sentimentale di Nicola Piovani fa da estremo contrasto. La coerenza narrativa che lo sorregge per due terzi, tuttavia, si esaurisce negli ultimi trenta minuti, quando il regista concentra nell’abitazione della suocera, tra trofei di caccia e altri incubi, la claustrofobia dei protagonisti, sino a un finale semplicistico. Costanzo non sceglie, non fa discorsi moralistici: ma l’ansia di oggettività porta con sé un eccesso didascalico che delude. In concorso a Venezia 2014, il film ha vinto la coppa Volpi ex-aequo per i due protagonisti. (mi.go.)
Durata: 109’. Voto: ***
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ASTERIX E IL REGNO DEGLI DEI
La resistenza dei Galli al tempo del 3D
Dove non arriva la forza, arriva (forse) un po’ di Furbizia. Giulio Cesare, non riuscendo ad avere la meglio sugli irriducibili Galli, decide di costruire una città romana - ribattezzata “Il regno degli Dei” - intorno al loro villaggio. Riuscirà a corrompere gli usi e i costumi dei barbari, incrinandone le convinzioni per farne preda di conquista? O Asterix e Obelix, che hanno fiutato l’inganno, saboteranno il piano dei Romani? Ottava trasposizione animata delle tavole disegnate da Goscinny e Uderzo, “Asterix e il regno degli Dei” è la prima realizzata in computer grafica 3D. Il risultato non tradisce i fan dell’animazione tradizionale, merito anche del regista Louis Clichy (che co-dirige con Alexandre Astier), già svezzato in casa Pixar (Wall-E, Up), che riesce a mantenere un buon equilibro tra le potenzialità e gli effetti CGI e una storia nata per le pagine a fumetti, tra gag divertenti, ritmo e qualche suggestione ecologista. (m.c.)
Durata: 85’ – Voto **½
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EXODUS, DEI E RE
Il dio vendicativo di Ridley Scott
A 77 anni Ridley Scott non rinuncia al suo cinema di fracassona autorialità, piegando la filologia alle esigenze spettacolari e affrontando temi storici e religiosi con il suo personale piglio fantascientifico e fantasy. Accade anche per “Exodus. Dei e Re” che è il precipitato di tutta la filmografia di Scott, tanto da risalire sino alle origini del suo cinema per convergere su una delle sue opere più celebrate. La lotta tra i fratellastri Mosè e Ramses, tra ebrei ed egiziani, tra dei e rei, cos’è se non un interminabile duello, come quello che contrapponeva D’Hubert e Feraud in “I duellanti”? La storia di Mosè, amato come un figlio dal faraone, ma privato dei suoi gradi di generale ed esiliato dall’invidioso erede al trono, non è forse identica a quella del “gladiatore” Massimo Decimo Meridio, disarcionato da Commodo e costretto a combattere per la sua vita? Con la differenza che dentro i confini del cinema di Scott ora entra Dio, anzi il suo dio, raffigurato come un bambino vendicativo che mette alla prova il cavaliere oscuro Mosè (col volto tormentato di Christian Bale) e scaraventa sugli egiziani tremende piaghe prima di affogarli nel Mar Rosso. Il demiurgo Scott rilegge la Bibbia e la popola di gladiatori, oracoli, corse con le bighe e tornadi. Sono i suoi comandamenti, piaccia o non piaccia. (m.c.)
Durata: 150’ – Voto **½
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