«Addio nonno Fuin hai lottato come un leone»
di Marta Artico
«Hai lottato come un leone, un vero gigante, dandoci conferma ancora una volta di quanto forte sei, siamo orgogliosi di essere tuoi nipoti e sappiamo che, per quanto doloroso, avresti rifatto tutto». Alice, 17 anni, è la nipote maggiore di Giovanni Fuin, nonno Gianni, l’uomo di 69 anni morto dopo quasi 5 mesi di agonia per aver cercato di sedare una lite tra un ragazzino e la sua fidanzatina una sera di luglio. Ieri mattina nella chiesa dei Servi di Maria ha raccolto tutto il suo dolore e dall’altare ha letto una lettera dedicata al suo “gigante buono”, quel nonno che troppo presto la morte ha portato via a lei e agli altri tre nipoti, Mattia, Giulia e Vanessa, troppo piccoli per capire, ma non troppo per soffrire.
In tantissimi ieri mattina hanno affollato la chiesa della Bissuola, per stringersi attorno alla moglie e alla figlia di Giovanni. Gli amici hanno portato il feretro ricoperto di fiori bianchi fino all’altare. «Non sono qui per ricordare a tutti voi chi era mio nonno, ognuno conserverà un ricordo suo, come io conservo gelosamente il mio. Sono qui per parlare a nome di 4 anime e 4 cuori feriti, privati ingiustamente e troppo presto del proprio gigante buono, noi suoi nipoti».
Alice ha raccontato l’agonia di Fuin, gli ultimi mesi di vita passati a non arrendersi neanche dal letto di ospedale: «In questi mesi chiunque lo abbia visto steso sul letto non potrà non aver notato il suo attaccamento alla vita. Non si è mai arreso, per nessun motivo, nemmeno a un danno fisico troppo grande». Ma anche di quando ha aperto gli occhi e ha parlato. «Dai meandri di un coma che sembrava irreversibile si è svegliato, ha parlato e a chi dice che non ci riconosceva io rispondo che la luce che ho visto nei suoi occhi bastava per farmi credere che capisse chi ero». «In questi mesi abbiamo sperato tornassi – ha detto Alice – tentando il tutto e per tutto e a chi ci accusa di egoismo dico che non è egoismo pregare allo sfinimento e crederci fino alle viscere: è amore. Ora rimangono le briciole di quel che poteva essere e non sarà mai».
«E’ come – ha letto rivolta ai presenti – arrivare in questo mondo con una scatola di pastelli: c’è chi ha quella da 8 e chi quella da 16, ma quello che conta è ciò che fai con i colori. Non state a preoccuparvi di colorare fuori dai contorni, colorate anche fuori dalle pagine e vi assicuro che, come nonno, ha colorato la nostra vita in tutti i modi: questo è il nostro addio ed è una promessa, non ti dimenticheremo».
Parole di rabbia e dolore, cifra dei sentimenti che vive la famiglia in questo momento. Adesso a stabilire se davvero è stato il pugno inferto dal ragazzino, che oggi abita a Casale sul Sile, a portare via nonno Gianni, sarà il Tribunale.
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