Addio alla dottoressa Veggian una vita dedicata ai pazienti

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Quando gli amici chiedevano a Loris Scarpi come andava la storia con Chiara Veggian lui rispondeva sempre: «Prima di lei ero solo, adesso mi sembra di essere in tanti». Era così dirompente la voglia di vivere della dottoressa Veggian e così coinvolgenti i suoi mille interessi che era impossibile annoiarsi con lei. Il suo entusiasmo non contagiava soltanto il marito e il figlio Lorenzo, ma anche i colleghi di lavoro.
Giovedì scorso, dopo un anno molto difficile, è mancata un medico che è stato punto di riferimento in città, in particolare nella lotta contro il tabagismo e l’obesità. La dottoressa Veggian, 63 anni, era molto conosciuta. Nata e cresciuta a San Pietro di Castello, da dove non si era mai spostata, aveva lavorato come dirigente medico al distretto del Lido di Venezia, svolgendo la propria attività anche nel territorio di Cavallino Treporti. Era inoltre stata responsabile del distretto di Ca’Savio. Il suo nome è associato a due grandi battaglie, a Venezia e provincia, per la prevenzione dei danni del fumo e dell’obesità. I suoi pazienti, anche a distanza di molti anni, continuavano a chiamarla per ringraziarla. Negli ultimi anni si era dedicata all’assistenza agli anziani ai quali si dedicava con un affetto che l’ha sempre contraddistinta. «Divorava i libri, in particolare aveva tutte le opere di Sigmund Freud, e le piaceva tantissimo scrivere» ricordano il marito e il figlio, 21 anni studente di Medicina, «aveva una capacità empatica straordinaria di entrare subito in contatto con le persone, una donna che ha sempre messo prima gli altri di se stessa e che ha sempre dato il massimo». La sua energia la manifestava anche fuori dal lavoro, nella sua passione per l’arte e per il cinema.
«Girava sempre per Venezia con il libro di Giulio Lorenzetti in borsa» ricorda il compagno «Era sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di angoli sconosciuti e quando li trovava andava subito a documentarsi per capirne la storia». La sua migliore amica, Marta Cardin, la ricorda fin da quando erano ragazze: «Già dai primi anni di liceo era chiaro quello che avrebbe voluto fare: il suo desiderio era quello di migliorare la vita delle persone e delle comunità, essere soprattutto un medico nel senso più profondo del significato». Chi l’ha conosciuta sa che era una donna di grandi sentimenti che perseguiva come un nutrimento il bello e il buono e lo trovava in ogni persona e in ogni cosa. Quando questo periodo di restrizioni che non permette una cerimonia pubblica sarà passato, la famiglia la ricorderà per un momento di condivisione di ricordi. Intanto il figlio Lorenzo ricorda l’ultimo e intenso periodo della malattia, trascorso con sua mamma alla quale ha ripetuto un pensiero, immenso come il suo amore, fino all’ultimo minuto: «Hai dato il via al cerchio della mia vita, sta a me chiudere il tuo ricamando il tuo sorriso sul mio cuore». —
vera mantengoli
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