Addio a Zordan, l’architetto che svelò Mestre

Aveva 82 anni, come pochi conosceva la terraferma. Ha firmato i progetti di Piazza Ferretto, via Palazzo e della torre civica



Le parole migliori le ha trovate Tobia, il figlio tanto amato che ora porterà avanti il suo studio. «Guido Zordan condensa nel suo lavoro pluriennale per Mestre esperienze, citazioni, linguaggi architettonici e formali, frutto di una cultura di livello internazionale, di una profonda conoscenza del mondo, nell’intento di portare a compimento quel processo di riscatto urbano e rinascita culturale in grado di conferire alla città di terraferma una dignità necessaria e meritata nel rapporto di inscindibile parentela con la Venezia storica». L’architetto Guido Zordan se ne è andato ieri mattina, sfiancato da una lunghissima malattia. Ha progettato la nuova piazza Ferretto, il restauro della torre civica con la contestata e mai capita scala, il recupero di via Palazzo e una piazza Barche che riapriva il corso del Canal Salso anticipando l’attuale dibattito. A Zordan Mestre deve tantissimo.

Era nato a Mestre il 27 giugno del 1936 e si era laureato in architettura all’Università Iuav. E qui diventò professore di Urbanistica alla facoltà di Architettura. Dal 1992 al 1995 ha diretto il dipartimento RiProve. Dal 1975 al 1990 è stato nella commissione edilizia comunale e poi nella commissione Beni ambientali della provincia. Ha voluto anche cimentarsi in politica: fu assessore all’Urbanistica e all’edilizia privata nella giunta di Paolo Costa, dal 2003 al 2005.

Il figlio lo scorso gennaio, dopo un anno di lavoro di ricerca tra schizzi, progetti, studi, ha dato alle stampe un bel libro “Tra forma e funzione” (curato da Raffaello Tomaello) che ripercorre i progetti del padre, nel mondo e nel suo Veneto. E rivedendo oggi i suoi lavori colpisce la precisione di dettaglio delle sue visioni: la piazza Ferretto è esattamente come lui la ha pensata.

Dalle linee della pavimentazione ai lampioni passando per la forma della fontana e della veduta d’assieme. Quei disegni all’occhio di un profano paiono opera di un artista che ritrae la piazza e non di un architetto capace di tradurre in realtà con precisione assoluta il suo stile architettonico. Uno stile ben diverso dai rendering computerizzati che mostrano scenari irrealizzati di tanti progetti attuali. Zordan quando ha progettato per Mestre la piazza Ferretto senza auto, la via Palazzo e il restauro della Torre, lo ha fatto con rigore e precisione di un architetto che sapeva leggere i segni della Storia. Le sue ricerche erano approfondite e quello era il primo segno del rispetto assoluto di una comunità, di un territorio. Lo ha fatto pure per la sua opera più contestata, la scala di accesso alla Torre civica.

“Povera scala mia”, scriveva alla Nuova Venezia nel 2009 per difenderla dalle polemiche. Goethe, pensò allora, non avrebbe apprezzato l’impianto trasgressivo ma «lo avrebbe rispettato, in quanto invenzione non gratuita ma nata da un lungo, affascinante, vagabondare, ricco di scoperte nella storia medievale».

Anni dopo, già malato, ci ha scritto ancora, per ricordarci che la manutenzione andava fatta. Tra i suoi progetti irrealizzati, i grattacieli pensati per la Cina e per Mestre.

L’ultimo saluto a quest’uomo colto, dalla pacata risolutezza, ci sarà martedì 25 giugno alle 11 nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo, dove viveva. Dalla famiglia un invito: eventuali donazioni in sua memoria si possono fare alla associazione Parkinsoniani associati di Mestre, Venezia e provincia. —



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