Addio a Nereo Laroni uno dei protagonisti della stagione socialista

Appena due mesi fa era toccato a lui divulgare la scomparsa del suo mentore Gianni De Michelis. Nereo Laroni, uno dei protagonisti della vita politica veneziana, è morto all’alba di ieri in una stanza dell’ospedale Dell’Angelo, dov’era ricoverato da un paio di settimane per una delicata operazione al cuore. Aveva 76 anni e molte cose ancora da fare.
Sindaco socialista dal 1985 al 1987, a lungo assessore prima e dopo quell’esperienza, Laroni è stato parlamentare europeo per una legislatura e consigliere regionale per due. Soprattutto, non aveva mai smesso di leggere, studiare, approfondire. Era rimasto convintamente socialista, anche se la politica degli ultimi anni non l’appassionava come un tempo: «La politica era la sua vita - racconta il figlio Luca – era appassionato ai grandi fenomeni mondiali e per questo diceva sempre che la storia andava studiata con l’atlante aperto davanti. E poi amava l’acqua, il suo elemento naturale: desiderava ritirarsi a Rovigno, nuotare, anche in queste settimane pensava a quando avrebbe potuto concedersi un bagno».
Nato il 2 settembre 1942, aveva iniziato giovanissimo a seguire le orme di Gianni De Michelis, di cui diventò gradualmente il suo uomo di riferimento in laguna. Nel 1973, poco più che trentenne, è già assessore alla cultura, anche nelle giunte guidate da Mario Rigo. Comincia a tessere una serie di relazioni, anche internazionali, che accompagneranno per sempre la sua vita.
Nel 1985 De Michelis ordina lo stop all’esperienza Pci-Psi in laguna e l’allineamento al quadripartito nazionale Dc, Psi, Psdi, Pri. Laroni diventa sindaco e per due anni avrà l’occasione di ricevere in città il presidente Usa Ronald Reagan, la premier britannica Margaret Thatcher, il capo dell’Olp Yasser Arafat, il presidente francese Francois Mitterrand, che gli concesse la Legione d’onore, riconoscimento di cui andava particolarmente fiero.
Si dimise nel 1987, tornando a fare l’assessore alla cultura e propiziando lo storico concerto dei Pink Floyd e sostenendo convintamente l’idea dell’Expo a Venezia. Nel 1989 l’esperienza da europarlamentare con il Partito Socialista, accompagnato da 70 mila preferenze. In questo periodo fonda, dirige e finanzia la rivista bimestrale di politica internazionale «Acque e terre», che parla soprattutto dei rapporti tra nord e sud del mondo. Più tardi diventa presidente del Marco Polo Institute, associazione che promuove il dialogo culturale e politico con le Repubbliche asiatiche dell’ex Unione Sovietica. Si appassiona al Kazakistan, di cui diventa per un periodo console onorario. Lo intrigano i popoli erranti, metafora storica per spiegare i cambiamenti epocali in atto. Presiede Europa Koinè che affronta i temi dell’integrazione europea. Mentre siede nel Parlamento europeo, in Italia arriva il ciclone Tangentopoli e il Psi viene spazzato via. Lui non è mai sfiorato da alcuna inchiesta ma l’amarezza per la fine del Psi è profonda. Quasi pari all’occasione perduta per l’Expo a Venezia. Al suo rientro, un lungo periodo di pausa prima della seconda vita politica, in Regione, eletto con il Nuovo Psi nel 2005 e con il Popolo delle libertà nel 2010. In questa seconda parte di carriera, trova maggiori soddisfazioni a scrivere due romanzi storici con Marsilio - «L’amico di Stalin» e «Il profumo dell’erba» - che a ragionare di una politica che faticava a riconoscere. —
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