Addio a Mimo Boato artista e scenografo Amava basket e Oriente

Un anno dopo la morte del primo dei quattro fratelli, Sandro (urbanista, ambientalista e poeta), ieri un altro lutto ha colpito la famiglia Boato. Se n'è andato Mimo (Maurizio all’anagrafe), il secondogenito, classe 1939. «Mimo è l’unico di noi cinque a non aver fatto politica, se non in modo indiretto, con i Circoli Ottobre (assieme alla prima moglie, la cantante Rosanna Trolese)», racconta il fratello Michele. «Mimo ha fatto un percorso articolatissimo, che spazia tra le arti, gli sport, i mestieri più diversi. Giocatore di pallacanestro prima con la Jungans della Giudecca e poi con la Reyer, cintura nera di Judo e maestro di arti marziali; diplomato alla scuola d’Arte dei Carmini, ha insegnato disegno ed educazione artistica in varie scuole medie, ma è stato anche allenatore della squadra di basket di Jesolo portandola dalla serie C alla B2», continua a raccontare il fratello. Per anni scenografo del Teatro di Ca’ Foscari e poi arredatore di alberghi, discoteche, appartamenti e uffici con la ditta Secco di Preganziol, Maurizio Boato aveva poi scoperto la medicina orientale e aveva da maestro fondato il centro Oriente di Preganziol dove viveva e insegnava Sha-Tzu. Lo piangono anche i figli: David, tra i migliori trombettisti italiani, la sorella Vania e i figli nati dal secondo matrimonio: Riccardo (promessa del basket) e Nicolò. Dal 2013 Boato era in sedia a rotelle, dopo una serie di ictus. La malattia lo aveva provato ma non si era perso d’animo. Nel 2017 aveva pubblicato e disegnato la sua autobiografia “Tante vite in una sola”. «Il corpo era prigioniero, ma la mente volava e vedeva le migliaia di situazioni che nelle sue vite aveva attraversato. E ce le ha regalate», dice Michele. —



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