Addio a Massimo Poli, autore di "Venezianopoli"

Ex dirigente della Camera di Commercio, aveva 76 anni. Amava la voga, dal padre aveva ereditato la passione per il teatro

VENEZIA. È morto giovedì pomeriggio Massimo Poli, aveva 76 anni, era un dirigente in pensione della Camera di Commercio, sposato con la professoressa Doretta Davanzo Poli. Il padre Giovanni aveva fondato prima il Teatro di Ca’ Foscari e poi il Teatro a l’Avogaria, che il fratello Stefano - dopo la morte della madre Carla - ha continuato a mandare avanti.

Massimo, fino allo scorso anno, si poteva incontrare alla mattina mentre, con una delle barche della Bucintoro, vogava in canale della Giudecca. Era riconoscibile perché vogava alla valesana, nella patria della voga alla veneta e perché temerario sfidava onde alte e i “mostri” che popolano il canale. Lo hanno fotografato migliaia di turisti. Raccontava: «Fin da piccolo la laguna mi ha affascinato e quando mi avvicinavo all’acqua sentivo che mi chiamava. Vicino a casa, alle Zattere, sul canale della Giudecca, c’era la piscina Passoni, nome di un gerarca fascista, tutta in legno dove andavo a nuotare, tuffandomi anche fuori, non c’era molto traffico, né moto ondoso e molti andavano sino al Lido e ritorno. Per i nostri nuotatori, della Veneziana Nuoto, andare sino a Saccafisola e ritornare era normale».

Massimo era ironico, sagace dalla battuta sempre pronta. «Ma era soprattutto buono», ricorda la moglie Doretta. Alcuni anni fa si mise a raccontare sulla propria pagina Facebook, la Venezia degli anni della sua gioventù; della città che esce dalla guerra a quella del boom economico; senza dimenticare le tournée con la compagnia teatrale del padre in giro per il mondo. Racconti finiti nei due volumi “Venezianopoli”. Negli anni Sessanta scoppia la sua passione per la voga e diventa socio della Bucintoro. Ricordava: «Tutte le mattine montavo in ioletta, dopo essermi buttato in acqua, vogando mi asciugavo, passavo per le Grazie, San Servolo, San Clemente, Saccasessola e ritornavo. Alla Bucintoro, al ritorno dalle uscite, nuotavo un po’, da bricola a bricola. Ho organizzato la vita di studente, lavoratore e pensionato, in modo da assicurare i miei contatti quotidiani con la laguna e l’acqua salsa. Il giorno del matrimonio arrivai in ritardo alla cerimonia perché prima ero andato a farmi una vogata e un tuffo in laguna. Al ritorno da viaggi quando ero sul ponte della Libertà al riapparire della laguna, guardavo l’ora per capire se avrei fatto in tempo a tuffarmi prima del tramonto».

Gli ultimi anni li ha trascorsi in barca la mattina, palestra la sera, negli intervalli camminava per Venezia, leggendo.

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