Addio a Lorenzo Cesco lo studioso di Marghera innamorato del quartiere «Cercatore mai stanco»

la scomparsa
Era innamorato della storia. Ma non una storia qualsiasi, bensì di quella che affonda le radici nella sua Città giardino che voleva rendere più bella e soprattutto impedire che pezzi importanti venissero dimenticati. Lorenzo Cesco, 85 anni, è mancato venerdì all’ospedale dell’Angelo. Da quando era andato in pensione da Poste Italiane, oramai una ventina di anni fa, aveva iniziato a studiare con passione le tracce della Marghera che viveva nei suoi ricordi, quando al posto del Panorama e dell’immensa area commerciale c’erano campi dove si andava a caccia delle rane e Marghera era disseminata di villette verdi. «Da quando l’ho conosciuto», lo ricorda con affetto l’amico e storico Sergio Barizza, «non ha fatto altro che scavare nella storia. Era un innamorato dei libri, frequentava l’Archivio di Stato, cercava mappe, riscontri delle tracce della creazione di Marghera. Così ci siamo conosciuti e abbiamo iniziato a collaborare assieme, a scrivere libri per conto dell’Auser così come per conto del Circolo francescano di cultura».
Uno degli ultimi libri che scrisse, infatti, fu realizzato per il 90esimo della fondazione di Marghera. Prosegue ancora Barizza: «La sua grande dote e capacità era quella di trasformare la storia in romanzo, interiorizzarla a tal punto da trasformarla in fiaba: amava scrivere pezzi in cui raccontava le sue esperienze da bambino a Marghera, la guerra, periodi vissuti e descritti con grande affabulazione. Ricordo i racconti sulla visita del re, narrazioni di com’era la vita quando, dove oggi c’è l’area commerciale, si estendevano i campi. Mi impressionava sempre questa sua capacità di raccogliere elementi storici e personalizzarli».
Queste sue doti l’hanno portato a vincere premi e riconoscimenti. «La sua scomparsa mi rende molto triste. Era aperto, gentile, buono, una bellissima persona», prosegue Barizza nel suo ricordo. Ma Lorenzo Cesco ha portato avanti anche molte battaglie, sempre scaturite dal suo amore per Marghera, come quella per il restauro e il recupero della famosa “Chiesetta della Rana” e di altri luoghi simbolici. Lascia la moglie Anna Maria e i tre figli, Silvia Monica e Ivo. Ha vissuto a lungo vicino all’ex cinema Paradiso, di fronte alla Banca del Credito Cooperativo, ed è stato direttore delle Poste centrali di Rialto. Era molto legato alla Scuola Grande di San Rocco, di cui era confratello, organizzava concerti, iniziative culturali, collaborava con l’Università della terza età, con l’Auser, con le parrocchie e con il Patriarcato di Venezia. Per 25 anni collaborò assiduamente con lo Studium Cattolico Veneziano e in particolare con il ciclo di incontri musicali e concerti “Musica e spiritualità (gregoriano polifonia organo)”. Fu proprio lui a recuperare la Cantoria monumentale di San Rocco.
A ricordare quello che fece, le sue ricerche e la sua passione certosina per la cultura e altri settori di nicchia, anche Davide Zammattio (Studium Cattolico Venezia e Ufficio Cultura della Diocesi). Scrisse un libro su Antonio Da Mestre. Con lui se ne va un pezzo dell’antica Marghera, ma soprattutto uno studioso, appassionato di cultura e tradizioni, della storia della sua città.
I funerali si terranno nella chiesa di San Pio X a Marghera martedì alle 11. La famiglia ha chiesto che eventuali offerte vengano devolute all’Associazione Miastenia Am Onlus. —
Marta Artico
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