Addio a Francesco Zane, il custode veneziano del tempo

Gli orologi civici per lui non avevano segreti. Grande appassionato di storia, aveva contribuito al recupero e alla valorizzazione di decine di strumenti

VENEZIA. La meridiana di Sant’Alipio e il più antico orologio meccanico della città. L’ombra del campanile di San Marco e i meccanismi del segnatempo di San Giacometto. Era un’enciclopedia vivente, Francesco Zane. Uno dei più grandi conoscitori degli orologi veneziani. Ne aveva curato una raccolta meticolosa edita in un libro dal titolo «Che ora era».

Francesco se n’è andato in silenzio, colpito da un male incurabile. Ha lasciato un segno nelle ricerche storiche della città. «Curioso di cose veneziane», si definiva. Con il suo cannocchiale e la sua macchina fotografica girava la città in cerca di dettagli nascosti. E di verità storiche da raccontare.

L’ultimo, raccolto adesso da Giannarosa Vivian per i Quaderni di StoriaMestre, riguarda la meridiana di Sant’Alipio. Un segno antico del tempo che passa, fissato dall’ombra del sole sulla meridiana che si trova sulla colonna sopra il portale di Sant’Alipio, la parte della Basilica di San Marco verso la piazzetta dei Leoncini.

«Ma orologi qui ce ne sono quattro», raccontava Zane, «la meridiana ma anche l’orologio meccanico qui sopra, che batte le ore 5 minuti prima dei Mori. Poi c’è naturalmente la Torre dell’Orologio, con i suoi meccanismi rinascimentali ancora perfettamente funzionanti. E lui, il paron de casa, il campanile che proietta l’ombra sugli archi delle Procuratie vecchie» I due orologi «solari», cioè il campanile “gnomone” e la meridiana incisa sulla colonna di Sant’Alipio. E i due meccanici, quello con quadrante della Torre dei Mori e quello senza quadrante di Sant’Alipio, sulla sinistra della facciata della Basilica».

Zane era anche un instancabile promotore di iniziative per la salvaguardia degli antichi orologi e dei loro meccanismi.

Conclusa con successo la campagna per salvare l’orologio di San Geremia, forse il più complesso e antico meccanismo per il suono delle campane.

E anche quello per il restauro della meridiana di San Giacometto, a Rialto. Sua la scoperta, pubblicata sulla Nuova, delle gravi criticità della torretta che mettevano in pericolo l’intera struttura. Un comitato e la ricerca di sponsor, anche per finanziare il restauro dei tecnici scalatori. Operazione che aveva attirato il plauso della città.

Francesco Zane aveva anche catalogato gli antichi orologi, oggi quasi tutti scomparsi. Orologi verdi sui muri pubblici, che indicavano gli orari. Orologi fermi, come quello della Stazione. Scomparsi, come quello di Punta della Dogana. E poi i meccanismi conservati nelle chiese.

Un sapere profondo, di chi aveva studiato da solo, spinto soltanto dalla sua grande passione per l storia della città. Sempre aiutato nelle sue ricerche dal fratello Lucio.

Fino alla sua “scoperta” adesso pubblicata in suo ricordo nel Quaderni di Storia Mestre. Il giorno dell’equinozio di primavera, Francesco aveva descritto in modo incredibile il convergere dei segnali del tempo nel bel mezzo dell’area marciana.

«Appunti e progetti per una ricerca incompiuta», la definisce Giannarosa Vivian, «il 21 marzo del 2019, equinozio di primavera, il nostro amico Francesco si incontra con un altro curioso di cose veneziane. Sotto il campanile osservano le ombre e gli orologi della Piazza. E ci raccontano la storia». —

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