Addio a Franca Trentin memoria della Resistenza giovedì l'ultimo saluto
Figlia di Silvio e sorella di Bruno, partigiana e docente per ricordarla una cerimonia laica a Ca'Farsetti

Franca Trentin Baratto in una foto scattata qualche anno fa
VENEZIA. Si è spenta ieri, poco prima delle 7 nel letto di casa sua, Franca Trentin Baratto. Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 13 dicembre. Proprio l'anno scorso, per il novantesimo compleanno, amiche e tante ex allieve l'avevano festeggiata presentando il libro con una sua lunga intervista. L'ultimo saluto a Franca è previsto con cerimonia laica il 2 dicembre alle 11 a Ca'Farsetti.
L'ultima sua uscita pubblica, nonostante non fosse più in forma, era stata durante l'ultima visita del presidente della Repubblica in laguna. Il 6 giugno dello scorso anno Giorgio Napolitano aveva voluto inaugurare il restaurato monumento alla Partigiana ai Giardini. «La libertà su cui poggiano le nostre istituzioni e la libertà di cui gode ogni cittadino viene da lì. Da quei lunghi venti mesi di lotta partigiana che videro come protagoniste le donne» aveva attaccato dopo che Franca, attorniata da altre arzille ottantenni tutte ex partigiane, l'aveva accolto con queste parole: «Sono stata scelta perché sono una delle più anziane sopravvissute, avrei bisogno anch'io di essere restaurata».
In un'atmosfera aveva citato Tina Merlin e Tina Anselmi («che non sono qui»). Aveva ricordato l'attentato fascista del 1961 al primo monumento: «Era la dimostrazione dell'odio dei fascisti per le donne libere», aveva detto. «Le partigiane sono state a lungo invisibili», aveva continua Trentin con un filo di voce, «adesso lei è qui presidente. Lei sa che è molto amato dagli italiani, e la sua presenza è per noi un grande privilegio che ci fa sperare».
E lei la Resistenza l'aveva fatta davvero, ma in Francia con i maquis che combattevano l'invasore nazista. A Tolosa era arrivata nel 1926 con il padre Silvio, la madre e il fratello Giorgio: aveva sei anni. Il padre, nato a San Donà, docente a Ca'Foscari e deputato nel 1919, aveva deciso per l'esilio dopo che nel 1925 il regime aveva cominciato a privare della loro libertà gli italiani. Il padre e i fratelli (nel frattempo era nato Bruno, che diverrà in seguito prima segretario della Fiom poi segretario generale della Cgil) erano rientrati in Italia nel 1943 e si erano uniti ai partigiani (Silvio muore nel 1944 dopo essere stato arrestato dai fascisti), Franca invece aveva deciso di rimanere in Francia e partecipa alla liberazione di Parigi.
Il primo matrimonio, dal quale nasce un figlio che vive a Parigi, era stato con un esule spagnolo. In Italia era tornata nel 1967, nel frattempo aveva conosciuto Mario Baratto, professore di letteratura italiana a Ca'Foscari. Si era risposata ed era nato Giorgio, che vive a Venezia. Franca aveva cominciato la sua carriera universitaria da lettrice di francese. Ma non si è mai limitata ad insegnare, nei primi anni 90 è tra le fondatrici dell'Istituto veneziano per la storia della Resistenza, di cui diventa presidente, e rimane fino a qualche mese fa un punto di riferimento intellettuale e politico per molti che a casa sua si incontrano e discutono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video