Addio a Cocco, il papà del People Mover
L’architetto di 82 anni è morto a Rovereto. L’ultima idea: il tracciato aeroporto-Fondamente Nuove

È morto all’ospedale di Rovereto, all’età di 82 anni, Francesco Cocco, architetto e padre del People Mover. Veneziano di nascita e formazione, a Rovereto viveva dal 1970.
Laureato all’Iuav, Cocco ha sempre affiancato alla professione la produzione artistica, esprimendosi nella pittura e nella scultura. Due percorsi inizialmente separati, quindi sempre più connessi fino a sovrapporsi, spiegava, con «la maturazione del concetto di spazio. Un concetto strettamente legato alla forma architettonica, perché solo con la forma architettonica noi otteniamo una figura spaziale che va oltre la propria figura». Sue mostre sono state allestite in Italia e all’estero; sono del 1988, nella sua Venezia, le personali “Meta-Morfosi” alla Scoletta dei Battioro a San Stae, e “Deliranti alchimie” a Santa Maria delle Grazie a Meste, con figure in vetroresina anche di grandi dimensioni che «con la loro qualità fluida e immateriale» offrono «una suggestione straordinaria: sono gli incontri scontri tra entità nello spazio vuoto».
Con la realizzazione in Trentino nel 1991 e nel 1992 del cimitero di Nomi e del Centro culturale di Trambileno, per Cocco ogni linguaggio espressivo si tramuta in spazi architettonici, proprio come all’inizio del Novecento affermavano sia Walter Gropius che Piet Mondrian. E abbandona le arti visive. Il cimitero di Nomi nel 1993 è inserito da Bruno Zevi tra le cento opere più significative nel panorama mondiale realizzate negli ultimi dieci anni ed è lo stesso Zevi che, nel 1998, nella sua rubrica su L’Espresso, riconoscendo Cocco come «uno dei più creativi architetti italiani», definisce l’idea del People Mover di Venezia, che si andava ormai assemblando nel progetto, «un “cammino” nell’aria, vedendo le cose nel loro spazio-ambiente, scivolando su di esse… Una tecnologia poeticamente ispirata».
Il trenino funicolare, entra in funzione nel 2010 e rappresenta il punto d’arrivo della ricerca di Cocco su spazio, ambiente e traffico urbano. La consegna del progetto definitivo è del 2006. L’architetto espone la sua creatura, gli studi e i disegni, in una mostra alla Fondazione Querini Stampalia: la stazione del Tronchetto dalle forme di gusci di conchiglia, quasi un “garusolo”, il ponte di 180 metri ad ali di gabbiano, l’onda dolce della stazione alla Marittima che si infrange con il fragore delle scaglie di vetro e i frammenti di luce nella stazione d’ingresso a Venezia tra le due autorimesse. La consacrazione del suo sforzo di approdare a un nuovo linguaggio creativo avviene invece nel 2005 alla School of Architecture della Tianjin University, in Cina, dov’è chiamato a tenere alcune lezioni. Lì gli dedicano anche una mostra e lui offre per la prima volta una performance sui concetti di casualità e frantumazione in architettura. «Io considero lo spazio materia. Ed è questa materia – spiega – che crea una relazione con l’intorno. Anche se è vuoto per me esiste ed è gestito in gran parte dal caso. Ciò che viene prodotto attraverso lo spirito della casualità è una cosa viva e unica, perché filtrata totalmente dalla naturalità».
L’ultima idea di Francesco Cocco per Venezia è il Laguna People Mover, un progetto di mobilità alternativa a pelo d’acqua messo a punto con i fratelli ingegneri Giandomenico e Giovanni. In particolare, nel novembre del 2014 i tre professionisti illustrano all’Ateneo Veneto il tracciato aeroporto Marco Polo-Fondamente Nuove-Lido.
(g. co.)
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