Acqua Marcia in crisi rischio abbandono per le case ex Scalera

Si ferma, forse definitivamente il cantiere dell’ex Scalera alla Giudecca e l’area con le case costruite per i Veneziani per conto del Comune dall’Acqua Marcia - in base alla convenzione stipulata al tempo del via libera alla ristrutturazione del Molino Stucky - finite all’80 per cento, rischiano di rimanere incompiute e l’area affidata progressivamente al degrado.
Uno spreco colossale, conseguenza dell’aggravarsi della crisi della società prima guidata da Francesco Bellavista Caltagirone, fino al tracollo e alle note vicende giudiziarie legate alla realizzazione del porto turistico di Imperia. L’Acqua Marcia ha infatti chiesto e ottenuto il concordato preventivo al Tribunale fallimentare di Roma - una procedura che è in pratica l’anticamera del fallimento - e sarà ora il giudice insieme al nuovo Consiglio di amministrazione di tecnici della società a stabilire tutti i flussi di cassa e gli investimenti.
Il bilancio 2011 si è chiuso 588 milioni di perdite e un patrimonio netto negativo per oltre 60 milioni. Numeri che tolgono ogni margine di errore e costringono a un lavoro in tempi strettissimi.
In questa chiave, il destino dell’area dell’ex Scalera sembra segnato e l’impresa Tasca, costruttrice degli alloggi per conto di Acqua Marcia, che vanterebbe crediti non pagati per circa 2 milioni di euro, ha sospeso i lavori e si prepara a lasciare il cantiere, unendosi alla schiera dei molti che aspettano di essere risarciti dal colosso immobiliare romano dai piedi d’argilla.
A pagare rischiano di essere, appunto, i Veneziani che avevano da tempo “prenotato” un alloggio a prezzo calmierato con la mediazione del Comune e rischiano di non vederlo mai, nonostante le casa e siano là, quasi pronte. Sulla vicenda la consigliera del Pdl Marta Locatelli - che segue da tempo il caso-Scalera - ha presentato un’interrogazione al sindaco Giorgio Orsoni, per sapere «quali saranno le prossime ed immediate iniziative che l’Amministrazione intenderà assumere per non perdere un patrimonio immobiliare strategico per lo sviluppo della residenzialità a Venezia e che l’Avvocatura Civica chiarisca gli estremi della causa attualmente in corso anche in relazione alla possibilità, o meno, di esercitare le garanzie fidejussorie previste fin dall’inizio nella Convenzione».
Il Consiglio Comunale aveva già approvato una mozione in cui si invita la Giunta ad attivarsi al fine di conseguire il buon esito dell’operazione “ex Scalera” nell’interesse della città e dei cittadini assegnatari del bando.
Il rischio, infatti, è che a pagare - affidandosi solo ai tempi lunghi della causa in Tribunale - siano proprio solo loro, perdendo i 35 alloggi previsti, in una procedura prefallimentare di Acqua Marcia, dove l’intervento sull’ex Scalera - pur compreso, ma su cui grava già un’ipoteca - sarà certo “schiacciato” dalla mole e dal peso economico di altri interventi ben più pesanti che Acqua Marcia ha in corso.
Di qui la necessità della ricerca di un accordo da parte dell’Amministrazione comunale - finora in un ruolo quasi passivo su tutta la vicenda, pur se il suo deterioramento era da tempo sotto gli occhi di tutti - per salvare le case della Scalera.
Nel frattempo resta sul mercato, in attesa di possibili acquirenti, il Molino Stucky Hilton, che pure resta un investimento produttivo per Acqua Marcia, ma che proprio per questo potrebbe essere ceduto da una società alla disperata ricerca di nuova liquidità.
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