Zuculini, il Venezia ha il suo asso «Sono qui per aiutare la squadra»

Franco Zuculini è la stella polare del mercato estivo del Venezia. Giocatore di grande esperienza, argentino, ha vestito maglie che vanno dal Racing Avellaneda al Colon, dall’Hoffenheim al Real Saragozza, passando per Verona e Bologna. Uno pane a pane e vino al vino, gamba lesta in mezzo al campo e tantissima grinta su ogni pallone. Un ragazzo che è rimasto nel cuore del presidente Joe Tacopina che, da numero uno del Bologna, qualche anno fa visse con lui la cavalcata dalla serie B alla A, percorso Zuculini ha ripetuto poi anche a Verona.
E, se non c’è due senza tre, a Venezia tra qualche scongiuro di rito, ci sperano. «Con il presidente Tacopina ci conosciamo da tempo, è vero», ammette Franco Zuculini, che Dionisi potrà sfruttare da esterno di centrocampo. «Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto giocatore-presidente, ma lui lo aveva con tutti. Quando le nostre strade si sono divise, siamo rimasti in contatto con grande rispetto per l’affetto che mi ha sempre dimostrato. Gli avevo fatto i complimenti anche per il salto in B con il Venezia, e mi ha fatto molto piacere arrivare qui, avendo questa opportunità».
Ovunque è andato, Zuculini ha lasciato il segno. Ma ha pure dovuto confrontarsi con gli infortuni, tanti da fargli perdere quasi quattro anni di carriera. «Gli infortuni sono sempre una parte brutta della vita del calciatore», osserva il centrocampista originario di La Rioja, «perdi fiducia ma, o muori o vivi. Li ho sempre combattuti, anche se con l’ultimo sono stato sul punto pure di ritirarmi. Ad aiutarmi è stata la mia passione per l’arte e la musica. Suono tre strumenti (chitarra, pianoforte e armonica) e dipingo a olio su tela. Nei momenti bui queste attività sono state la mia salvezza».
Nell’ultima stagione Franco Zuculini era tornato nella sua terra, giocando al Colon, mentre il fratello Bruno (con il quale aveva giocato invece assieme al Verona, ndr) è al River Plate. L’impatto con l’Europa, tuttavia, non fu leggerissimo. «Arrivare in Germania molto giovane, all’Hoffenheim, in un Paese che tutto aveva tranne che spirito latino, fu dura», racconta. «Ma con gli anni uno capisce e ringrazia per quel che ha imparato in quei luoghi. Al Venezia non mi sento la stella, anzi, sono qui per aiutare la squadra, per fare gruppo, umanamente prima di tutto. E poi per riuscire a fare quello che l’allenatore chiede in campo. Dietro i risultati c’è solo tanto lavoro e non fortuna, e anche lo staff tecnico ci segue tantissimo. Vedo tanti ragazzi umili. Tutti vogliono farsi notare e fare le cose alla grande. Il solo con cui ho giocato assieme è Felicioli, ai tempi del Verona».
Franco Zuculini con la nazionale maggiore dell’Argentina ha una sola presenza, ma a farlo esordire fu Maradona. «Ricordo bene quell’esperienza«, sorride Zuculini. «Per noi argentini lui è un dio. In quella situazione si doveva imparare in fretta, più tatticamente che altro. Mio fratello Bruno? È molto contento della mia scelta di giocare nel Venezia, sarebbe bello averlo qui con me, chissà... Appena mi sarò sistemato con la casa, voglio iniziare a girare la città, per impararne la storia. Lo facevo anche a Verona, figuriamoci qui a Venezia». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia