Venezia in serie A, il trionfo del gioco che fa rialzare la testa al Nord-est
L’analisi di Giancarlo Padovan: «Il presidente si affretti a fare del Venezia un modello virtuoso e sostenibile, appoggiandosi alla competenza dei suoi dirigenti, senza ingerenze e cadute di stile»

La serie A del Venezia significa tante cose. La prima è che il lavoro e il gioco, nel calcio pagano ancora, altrimenti la squadra di Paolo Vanoli non sarebbe salita, a beneficio di chi è più utilitaristico e sparagnino (ma non è, per essere chiari, il caso della Cremonese e meno che mai del Parma o del Como). Come pagano i valori di impegno, serietà, sacrificio, unità.
C’è chi li confonde con la retorica, ma non c’è retorica dove si dà tutto per una causa. La seconda è che il club e il suo presidente Duncan Niederauer avranno risorse per sorreggere una gestione non esente da difficoltà, tanto che la ricerca di nuovi soci è un esercizio mai abbandonato.
La serie A, da una parte, aumenta il valore del club, dall’altra, porta cospicui introiti sia negli incassi, sia per i diritti televisivi. Il presidente si affretti a fare del Venezia un modello virtuoso e sostenibile, appoggiandosi alla competenza dei suoi dirigenti, senza ingerenze e cadute di stile.
La terza ragione per cui va considerata la promozione del Venezia è che, insieme ad una città ineguagliabile e ad una provincia appassionata, il Nord-est rialza la testa nel calcio che conta.
All’Udinese, che affronta il trentesimo campionato di serie A e al Verona, che ogni anno produce un miracolo nonostante una proprietà chiacchierata e inquisita, si aggiunge una realtà che intreccia una storia romantica e avventurosa con un futuro sperabilmente prospero.
E’ vero, Vanoli, l’artefice primo di questa straordinaria impresa, se ne andrà, quasi sicuramente al Torino di Urbano Cairo, ma proposte e soluzioni non mancano. Certo, sarà importante non sbagliare la scelta come, invece, accaduto in passato.
Tuttavia la convinzione che il management abbia già qualche buona idea in testa è fondata.
L’importante, in situazioni del genere, è non farsi annebbiare dall’euforia, procedere ad un inventario serio della rosa (non è eccezionale e molti calciatori vanno avvicendati), cercare uomini che siano congeniali e funzionali al nuovo allenatore.
Non è necessario scegliere un tecnico che abbia gli stessi principi di gioco di Vanoli, ma è indispensabile che, oltre ad essere pragmatico e pronto per la serie A, non consideri Venezia solo una tappa intermedia della sua carriera.
In ragione di tutto questo, una persona seria come Luca Gotti sarebbe stata perfetta.
Sia perché è veneto, quindi ha identità con il territorio, sia perché un’esperienza durevole, in un club, gli è sempre mancata.
Purtroppo Gotti, dopo aver salvato il Lecce ed essere stato contattato dal Cagliari, rimarrà nel Salento. In materia di allenatore, comunque, ci aspettiamo un colpo d’ingegno. Venezia se lo merita.
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