Vaccaroni star del Giro d’Italia Oro correndo 11 giorni e 23 ore

Simone Bianchi / ASIAGO
Dorina Vaccaroni non smette di stupire, e trionfa anche al Giro d'Italia ultracycling concluso a Rimini domenica.
Una prova massacrante, costituita da un tracciato di 4 mila chilometri, con un dislivello totale di 52 mila metri, da coprire al massimo in 12 giorni. L'olimpionica della scherma veneziana ci è riuscita in 11 giorni 23 ore e 18 minuti, ritardando all'arrivo per un problema tecnico, essendosi scaricate le batterie dei fanali della sua bicicletta, e trovandosi costretta ad affrontare al buio alcune strade non illuminate prima del traguardo. «E' stato semplicemente meraviglioso», racconta Dorina Vaccaroni dalla sua casa di Asiago, dove fa ritorno quando rientra in Italia dagli Stati Uniti, luogo in cui insegna scherma (fioretto) e gareggia sulle due ruote.
«Non avevo mai fatto una gara di questa durata, e parliamo di una non stop, dove avevi una piccola pausa solo ogni nove ore per mangiare, e se andava bene dormivi due ore a notte per recuperare un po' di energie. Siamo partiti da Rimini per salire verso le Dolomiti. Abbiamo fatto Mortirolo, Zoncolan, Gavia e lo Stelvio oltretutto di notte, semplicemente meraviglioso. Poi siamo scesi arrivando fino in Campania, Puglia, Calabria e via a risalire lungo la costa adriatica. Una gara come questa è anche un arricchimento culturale indescrivibile. Passando in bicicletta le cose te le godi, non è come andare velocissimi in autostrada. Ho visto luoghi, città e una natura semplicemente unici. Ma anche cose brutte come gli animali abbandonati lungo le strade abruzzesi, o le prostitute in mezzo ai rifiuti a Napoli».
Prima di rientrare in Italia, la campionessa veneziana aveva trionfato alla Race Across Oregon (1.500 km di lunghezza e 20 mila metri di dislivello) e partecipato anche alla Everesting, prova in tappa unica per scalatori, con un dislivello pari all'altezza dell'Everest (8.848 metri). «Il mio sogno rimane la partecipazione alla regina delle ultracycling, la Race Across America», aggiunge, «dalla costa est alla costa ovest lungo la mitica Route 66. Lo scorso anno ero iscritta e mi sono rotta una gamba poche settimane prima della via. Quest'anno è stata annullata per il Covid. Spero che il 2021 sia l'anno buono. Sto bene fisicamente e, con la mia dieta vegana che ho scelto da anni, non ho mai problemi di crampi ne devo prendere antidolorifici dopo le gare. Non parto mai per arrivare seconda, ma solo per vincere, e non faccio differenze tra una gara e l'altra. Quando facevo scherma davo la stessa importanza e mettevo lo stesso impegno sia in gare regionali che all'Olimpiade, e questo ha sempre fatto la differenza. Ogni prova per me è sempre una cosa nuova e importante, non vado a sminuire nulla delle altre, e questo si tramuta in una continua crescita interiore e in passi avanti».
Tra le sue montagne dell'Altopiano di Asiago, Dorina Vaccaroni continuerà adesso gli allenamenti, in attesa di capire _ Covid permettendo _ quando potrà tornare in California per riprendere il lavoro nella scherma, o se dovrà cambiare programmi. Nel mirino rimane l'edizione 2021 della Raam, il suo obiettivo divenuto ormai primario per la carriera sulle due ruote nell'universo dell'ultracycling. —
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