«Toro, quella maglia sulla pelle»

L'amarcord di Gigi Danova: i derby, i 50 punti, il duro Radice
CARICA. Gigi Danova qui assieme a Schiavon al termine della partita vinta ad Empoli
CARICA. Gigi Danova qui assieme a Schiavon al termine della partita vinta ad Empoli
 
PORTOGRUARO.
Nel Porto c'è un pezzo di storia del Toro: è Luigi Danova, il vice Agostinelli. Nato a S.Angelo Lodigiano il 5 giugno 1952, settimo nella classifica presenze. 246 maglie in campionato, 340 totali. Davanti a lui solo Ferrini, Pulici, Zaccarelli, Claudio Sala, Lido Vieri e Martin II.
 In campo fino a 39 anni. Con il Toro nove stagioni, dal 1976 al 1985, tre volte secondo.  
Danova, chi l'ha portata al Torino?
«Ero nella Primavera della Juve, mi portò Allodi. Poi mi vide Bersellini, il tecnico al quale sono rimato più legato. L'ho avuto a Cesena, Como e Torino».  
Nove stagioni in granata, le manca lo scudetto?
«Arrivai l'anno dopo l'ultimo scudetto del Toro. Il mio primo campionato fu quello del braccio di ferro con la Juve, che vinse con 51 punti, noi secondi con 50. Lo meritavamo anche noi quel titolo».  
Che difensore era Danova?
«Prima terzino, quando se ne andò Mozzini, diventai stopper. Ero rapido, ho marcato campioni fortissimi».  
Un po' di nomi?
«Nei derby Bettega, Rossi, Platini, Causio. Altri grandi avversari Savoldi, Conti, Maradona, Altobelli. Uno che mi creava problemi era Pruzzo, non molto veloce, eppure aveva grande fiuto del gol».  
Torino vuol dire derby con la Juve: la partita da ricordare?
«3-2 per noi nell'83: perdevamo 2-0, segnammo tre gol in 4' e vincemmo la partita. Questo resterà».  
Cosa significava giocare in quel Torino?
«Senza retorica, eravamo una famiglia, noi calciatori e le nostre famiglie si frequentavano tutti i giorni, la società si interessava alle nostre vicende umane. Tuttavia quando lasciò la presidenza Orfeo Pianelli le cose cominciarono a cambiare. La società si indebolì».  
Il rapporto con i tifosi?
«I tifosi del Toro, allora come oggi, sono molto sanguigni. Si identificano con la squadra e vogliono che i giocatori spendano tutto in campo. Sono orgoglioso di aver ricevuto, al termine di una stagione, il premio di miglior giocatore, assegnato dai club granata».  
Rivede tuttora i compagni di un tempo?
«Da qualche anno abbiamo ripreso l'appuntamento con Gigi Radice, Zaccarelli, Salvadori, Sala, Pecci, Pulici. Andiamo dalle parti di Monza a trovare il nostro ex allenatore».  
Il Toro in B: che effetto le fa?
«Ogni anno vedo tanti cambiamenti, è difficile costruire qualcosa in questo modo. Credo che Cairo da solo non ce la faccia a rifare un grande il Toro. E poi non si può rinunciare al contributo di Zaccarelli o Sala!».  
Il gesto di Rolando Bianchi a Lerda?
«Incredibile, ai miei tempi Radice ci avrebbe presi tutti a calci».  
Sabato come finirà?
«Il Porto deve metterla sul piano della battaglia, proprio come il Torino di una volta».

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