Soligo: ieri, oggi e domani «Venezia, sogno realizzato»

MESTRE
«Il mio sogno era di ritornare o al Venezia o alla Salernitana, le due società che hanno segnato il mio percorso da calciatore. Quando ho avuto l’opportunità di indossare la maglia arancioneroverde, sono stato felicissimo, anche perché sarei ritornato a casa. Poi la promozione in Serie B mi ha consentito anche di rivedere l’Arechi. Non potevo chiedere di più prima di lasciare il calcio attivo». Evans Soligo, classe 1979, ha chiuso due anni fa la carriera, dopo oltre 500 partite disputate, traguardo tagliato contro il Gubbio, ma è rimasto all’interno della famiglia del Venezia, iniziando prima come collaboratore tecnico nel settore giovanile e di sostegno a Paolo Poggi nei Progetti Internazionali, poi dalla scorsa estate come vice allenatore della Primavera guidata da Nicola Marangon. «La mia avventura al Venezia è iniziata vincendo lo scudetto Giovanissimi, era la squadra guidata da Domenico Bordoni nella stagione 1992-93» ricorda il centrocampista di Marghera, che adesso risiede a Mira con la moglie e i tre figli, «arrivavo dall’As Marghera, sono stato sette anni nel settore giovanile, iniziando a respirare l’aria della prima squadra nel 1996 con Bellotto e poi vivendo da vicino l’annata del ritorno in Serie A con Novellino. In quella stagione ebbi anche il primo numero, il 39, che avrebbe segnato anche la mia vita visto che il primo figlio è nato nel 2003 e il secondo nel 2009, le cifre finali fanno 39». Soligo, che ha smesso a 39 anni, ha vissuto da lontano gli anni magici della Serie A visto che dal 1998 al 2002 è stato in prestito a San Donà, Spal e Lumezzane tornando per vivere una delle estati più “pazze” del calcio arancioneroverde. «Finii anch’io nei pulmini che portarono molti giocatori del Venezia da Pergine Valsugana a Longarone, sede del ritiro del Palermo, dove era arrivato Zamparini. Non rimasi molto in Sicilia, ritornando a casa, curioso che abbia fatto il mio esordio in prima squadra nel Venezia quando ero in prestito. Ci salvammo all’ultima giornata contro la Sampdoria». Partita che Soligo non dimenticherà mai. «Impossibile, quel giorno realizzai il mio primo gol in Serie B». Gianfranco Bellotto lo fece esordire da titolare il 19 ottobre 2002 a Terni (1-1, pareggio di Amerini), 18 presenze comprese le ultime tre contro Napoli, Ancona e Sampdoria. «Segnai il gol dell’1-0» ricorda Soligo, poi arrivarono i centri di Marcon e Poggi, «giornata memorabile, arrivò la salvezza e anche segnai».
Le strade del Venezia e di Soligo si separarono per 12 anni, il centrocampista si spostò a Palermo, Trieste, Verona, Salerno, Vicenza, Pagani, Porto Tolle e San Marino. «Nel 2015 si è coronato il mio sogno, sono orgoglioso di aver partecipato da protagonista alla partenza del progetto americano. E sono stati tre anni straordinari con il doppio salto dalla Serie D alla Serie B, la vittoria della Coppa Italia di Lega Pro indossando a fascia da capitano, fino a giocarci a Palermo l’accesso alla finale promozione». Il 10 giugno 2018 era in panchina allo stadio Barbera, il cerchio si chiudeva. «E guarda caso, l’ultima trasferta in questa stagione del Venezia, prima della sospensione, è stata a Salerno. Smesso al momento giusto? Sì, anche se non si è mai pronti. Io ho avuto la fortuna di non pensarci tanto perché è arrivata la proposta del club di rimanere nella grande famiglia del Venezia andando ad aumentare il gruppo di ex che adesso stanno lavorando con i ragazzi delle giovanili». Nuovi Soligo sono però in rampa di lancio. «Elias, il più grande ha 17 anni, è rimasto al Venezia fino all’anno scorso e nell’ultima stagione ha giocato a Mogliano, Sebastian ne ha 11 ed è in arancioneroverde, mentre il più piccolo, Lucas di 6 anni, gioca con i fratelli, gli piace, vediamo». —
Michele Contessa
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