Prandelli: «Abbiamo sbagliato l’approccio»

«Mi aspettavo di più dai cambi. Ora recuperiamo per l’Uruguay»
Di Valentino Beccari

«Che sarà, che sarà, che accade dentro di noi e che non doveva». Se lo chiedeva Chico Buarque de Hollanda nella sua celebre “O que serà” del 1978 e se lo chiede anche Cesare Prandelli subito dopo la sconfitta con il Costa Rica. Certo, le riflessioni del cantautore di Rio de Janeiro padre fondatore con Tom Jobim della Bossanova erano decisamente più intimiste, ma anche il ct azzurro esplora l’io per dare delle spiegazioni ad una caduta che non sarà la Corea del 1966 ma poco ci manca.

Già, perché la squadra centroamericana ha giocato e vinto col sorriso e non ha assolutamente rubato nulla. Lo riconosce lo stesso Ct azzurro che non si nasconde dietro le attenuanti generiche perché il clima da bagno turco valeva per tutti.

«È una sconfitta meritata – esordisce il ct – è inutile nasconderci. Loro sono stati molto più brillanti ed aggressivi di noi, non siamo stati in grado di arginarli e nemmeno di ripartire».

Rispetto alla sfida con l’Inghilterra uno, anzi due passi indietro.

«Sicuramente non siamo stati bravi come all’esordio però non siamo stati capaci di verticalizzare e non abbiamo capito che va bene tenere la palla ma in alcuni momenti bisogna essere rapidi a cercare la profondità. Ci siamo riusciti solo in un paio di occasioni con Balotelli. Il possesso palla non è tutto nel calcio».

Però l’approccio non è stato dei più felici, come mai?

«Non abbiamo certo sottovalutato i nostri avversari perché conoscevamo il loro valore però sicuramente l’approccio non è stato dei migliori anche se va detto che se Balotelli l’avesse messa dentro adesso staremo a parlare di un’altra partita. Ma purtroppo è andata così».

Qualche giocatore passeggiava per il campo.

«Le condizioni climatiche erano problematiche, ma lo erano per tutti. Non voglio sentir parlare di superficialità da parte dei miei giocatori che dal punto di vista del cuore non si sono risparmiati».

Forse era il caso di apportare qualche cambio in più già nell’undici iniziale?

«Non direi anche perché i cambi fatti in corso d’opera non è che hanno prodotto risulati importanti».

Pensava di poter festeggiare la qualificazione dopo il match con il Costa Rica?

«Sapevamo che sarebbe stato necessario giocare la terza partita per qualificarci, che non ci bastava vincere la prima e eravamo consapevoli che il nostro era un girone difficile».

Continua la maledizione della seconda partita.

«È stata una partita brutta perché, come successe l’anno scorso alla Confederations cupe con il Giappone, la seconda sfida a queste condizioni la paghiamo».

Si aspettava qualcosa in più dall’ingresso in campo di Cassano, Insigne e Cerci?

«Abbiamo cercato di cambiare nella ripresa, ma anche quelli freschi non ci hanno fatto svoltare. Ho inserito giocatori bravi nell’uno contro uno ma non hanno mai saltato l’uomo».

A parte un po’ di freschezza atletica che cosa è mancato all’Italia?

«Dovevamo essere più bravi a recuperare palla perché non siamo una squadra esplosiva e quindi dobbiamo essere bravi ad accorciare e a cercare di recuperare in dieci. Eppoi abbiamo perso qualche contrasto di troppo e questo non mi è piaciuto».

I problemi le sono chiari?

«Certo, so che problemi abbiamo, non sono enormi e mi sono assolutamente chiari».

Si aspetta quattro giorni di processo?

«Il Mondiale è così, difficile e impegnativo, ma non voglio sentire ora discorsi negativi. Quanto alle polemiche sono abituato e non mi farò certo condizionare».

Che cosa ha detto ai suoi ragazzi a fine partita?

«Di recuperare in fretta le energie e di pensare alla partita con l’Uruguay. Dobbiamo essere bravi a recuperare le energie fisiche e mentali perché sarà la partita decisiva e dobbiamo affrontarla nelle migliori condizioni possibili».

C’è il rischio che possa subentrare la paura visto che si tratta di un confronto da dentro o fuori?

«No, non credo proprio. I nostri sono giocatori esperti che hanno giocato molte partite decisive in carriera e non si faranno condizionare assolutamente dall’importanza della sfida. Ripeto, adesso è importante soprattutto recuperare le energie perché non abbiamo molto tempo e in queste situazioni la condizione fisica è determinante».

“Che sarà che non ha stanchezza, ne mai ce l’avrà, che non ha limite”, si chiedeva sempre Chico Barque e se lo chiederà in questi giorni lo stesso Prandelli che però per martedì deve trovare una risposta perché una cosa è certa: ci sarà l’Uruguay.

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