Padova addio: non si iscrive alla Lega Pro

PADOVA. Non ci sarà, quest’anno in Lega Pro, il derby tra Venezia e Padova. I biancoscudati sono fuori, la società non si iscrive. Sentenza impietosa, ma per certi versi ormai scontata. Il termine è scaduto ieri sera alle 19: niente fidejussione, niente pagamento degli stipendi arretrati, l’intervento in extremis di Cestaro, ex presidente, non c’è stato e dunque addio a 104 anni di storia gloriosa. Diego Penocchio, 58 anni, imprenditore bresciano, presidente della società biancoscudata dal luglio 2013 passa alla storia per aver firmato la pagina più nera. A questo punto il fallimento della società pare scontato. Niente iscrizione in Lega Pro e fallimento alle porte (le due cose sono disgiunte, è bene precisarlo) per un Padova che viene cancellato dal panorama calcistico nazionale. Ha dell’incredibile il modo in cui si è consumato questo “psicodramma” del pallone, soprattutto nelle ultime 48 ore, quando, nell’assenza totale di notizie da parte di chi avrebbe dovuto chiarire come stavano davvero le cose, si sono succedute “voci”, indiscrezioni, anticipazioni di possibili intese raggiunte (e invece mai trovate) fra nuova e vecchia proprietà, soprattutto in relazione agli obblighi immediati da assolvere: stipendi di marzo ed aprile da versare ai tesserati (giocatori e tecnici), per un ammontare di 1,7-1,8 milioni di euro, e presentazione della fidejussione bancaria di 600 mila euro (esigibile in qualsiasi momento del campionato) a garanzia della solidità economica del club. In più, pagamento delle ritenute Irpef e dei contributi Inps sino ad aprile e saldo del debito Iva a tutto il 2013: altri 2,5 milioni. La sostanza è che nulla di quanto si doveva fare è stato fatto, per cui la logica conseguenza è stata la fine anticipata di una corsa contro il tempo (le 19 di ieri) che non aveva più senso. Al di là degli aspetti giuridici della vicenda, gli sportivi si chiedono in queste ore da dove ripartirà la società e di conseguenza la squadra: una situazione che ha Venezia è stata vissuta pochi anni fa e che ha riportato la bandiera arancioneroverde in serie D per due stagioni. Non è automatico comunque ripartire dalla D, ci sono gli esempi, vicini, della Triestina che due stagioni fa ha giocato in Eccellenza o addirittura il Portogruaro che dopo aver vissuto l’ebbrezza della serie B è scoppiato e quest’anno è ripartito dalla Promozione. Resta il fatto che il crollo del Padova è un pezzo di storia del calcio italiano che sparisce.
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