Numa: «In pedana mi diverto ancora Ma è cambiato tutto»

MESTRE. Vinci per una vita nel fioretto, e poi decidi di dedicarti alla sciabola. È quel che ha fatto Mauro Numa, monumento della scherma veneziana e internazionale. Uno che sulle pedane di tutto il mondo ha dettato legge negli anni Settanta e Ottanta, “figlio” di quella scuola straordinaria che fu del Maestro Livio Di Rosa al Circolo Scherma Mestre. Rispetto a tanti altri atleti che una volta terminata la carriera abbandonano i gruppi sportivi di forze armate o dell’ordine, Numa è ancora oggi un carabiniere in servizio al Comando Regione Veneto di Padova, e la sua storia è davvero particolare. «Ho deciso di restare nei Carabinieri, ho partecipato a due missioni in Kosovo e Bosnia, e salgo ancora in pedana per il Centro Sportivo dell’Arma. Tra qual- che anno andrò in pensione, ma sono felice della scelta che ho fatto». Lui, che fu anche olimpionico nel fioretto, oggi duella con tanti vecchi amici con la sciabola nel circuito master. «Dopo trent’anni con il fioretto in mano ho provato a cambiare» ammette Numa, che ora vive a Santa Maria di Sala, «qualche volta vinco e qualche volta perdo contro un grande amico, Vittorio Carrara, ma più a scopo goliardico, ì per divertirmi con amici. Alla mia età, poi, conta di più essere in forma rispetto ai trascorsi ad alti livelli». Ancora oggi, però, quando arriva nei palasport non mancano mai le richieste di foto e autografi, e Numa non vi si sottrae mai. Anzi, c’è chi su Facebook gli ha creato delle pagine per ricordare quel che ha fatto e ciò che fa ancora in pedana. «Il passato è fatto da tanti ricordi bellissimi» prosegue, «penso a Los Angeles, al doppio oro, ad Andrea Cipressa compagno di camera e che oggi ritrovo come Ct azzurro. Un ruolo naturale per lui, e poi ha avuto una prima stagione fantastica. Ma se mi guardo intorno vedo che tutti i migliori maestri sono usciti dal CS Mestre: Cipressa, Borella a Padova, i fratelli Galli, Omeri, Bortolaso, la stessa Bortolozzi e Zennaro che ancora adesso è a Mestre. Un filone irripetibile prima in pedana e ora fuori, merito di Livio Di Rosa, uno che ha reinventato la scherma, come Einstein ha fatto con la teoria sulla relatività. Di Rosa ha rivoluzionato questa disciplina e lo hanno seguito in tutto il mondo». Il presente, però, Mauro Numa lo legge così: «C’è molto meno talento rispetto ai miei tempi. L’Italia aveva una squadra formidabile, veri mostri, ma contro si trovava almeno 8-9 nazioni che nulla hanno a che vedere con quello che affrontiamo oggi. Il livello era nettamente più alto. Valentina Vezzali, per esempio, è una grandissima campionessa, ma a 40 anni vince perché non c’è la medesima concorrenza. Ai miei tempi sarebbe stato impossibile. Vedo talento anche in Arianna Errigo e Cassarà, però il gap con i primi anni Ottanta è enorme. La tradizione comunque rimane, manca però la scherma veneziana a certi livelli. Una squadra come quella di Di Rosa è irripetibile».
Simone Bianchi
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