Musco lascia il Venezia «Torno ispettore di Lega»

MESTRE. Una vita dedicata al calcio, nel Venezia neroverde da giovane, e nel post fusione al fianco di Maurizio Zamparini. Dalle gioie della serie A fino all’amarezza dello scorso anno, Bruno Musco ha attraversato intere fasi del calcio veneziano in prima persona. E dopo l’addio al club timonato da Yury Korablin, in estate, nello scorso fine settimana Musco è rientrato nel calcio che conta dalla porta principale, ricominciando a fare l’ispettore di Lega sui campi di serie A e B. «Un ruolo che devo a Maurizio Zamparini, così come avvenne quando lasciò il Venezia per trasferirsi a Palermo» spiega Musco, «all’epoca mi chiese anche di seguirlo nel capoluogo siciliano, ma avevo ancora davanti alcuni anni prima di raggiungere il pensionamento alle Assicurazioni Generali, quindi ho dovuto fare una scelta. Tuttavia, si aprì uno spiraglio per restare nel mondo del calcio, proprio come ispettore seguendo le formazioni trivenete, e potendo restare vicino a casa». Ma la storia di Bruno Musco e del Venezia inizia fin dagli anni Sessanta, quando veste le scarpe da calcio e i colori neroverdi. Ala destra, percorre tutta la trafila nelle giovanili, ma non riesce a sfondare in prima squadra. «Sarebbe stato il mio sogno poter giocare qualche partita ufficiale» ammette, «ma non è stato possibile. Allora mi sono reinventato come arbitro arrivando fino a Eccellenza, Promozione e serie D. Poi, la possibilità di avanzare come guardalinee». Musco trova il modo di mettere in evidenza le sue capacità, e sbarca nel calcio che conta al fianco, da assistente di linea, di arbitri come Agnolin, Casarin e Pairetto. Siamo negli anni Ottanta e un’altra svolta per lui si avvicina. «Nel 1987, rientrando da Trieste un dirigente mi propose di far parte del club che Zamparini stava creando con la fusione tra Venezia e Mestre» prosegue Musco, «e non ci misi molto ad accettare, comprendendo che stava nascendo un grande progetto. E così avvenne, diventando team manager di quella squadra che in pochi anni arrivò fino in serie A. Il ricordo più bello? Sicuramente la prima promozione con Walter Novellino in panchina. Ma ancor più il legame con Zamparini. Eravamo diventati grandi amici, c’era un rapporto umano e morale come pochi se ne creano. Mi affidò grandi responsabilità, e quella amicizia prosegue ancora oggi. Tanto è vero che, se ora ritorno a fare l’ispettore di Lega, è per merito suo. Zamparini era come un padre in società. Abbiamo visto passare decine di allenatori e centinaia di giocatori senza che ci fosse tra noi mai un contrasto».
E un altro dei grandi ricordi di Bruno Musco è legato a Cesare Prandelli. «Una persona davvero per bene, non l’ho mai sentito dire una parola fuori posto, e alla seconda promozione in A mi abbracciò in panchina e portò a centrocampo per esultare tutti insieme».
Nel Venezia, Musco è tornato quattro anni fa, chiamato da Oreste Cinquini a riprendersi il ruolo avuto con Zamparini. «Com’è finita la scorsa estate lo sanno tutti, dispiace molto, ma la cosa migliore è gettare tanta sabbia su quest’ultima esperienza. Meglio parlare del Venezia di oggi, con Giorgio Perinetti che è persona per bene, legato anche lui a Zamparini, e che sta facendo un gran lavoro per risalire. Si è circondato di brave persone e basta solo aspettare, i risultati arriveranno. Sarà anche bello rivedere il derby Venezia - Mestre, giusto che sia così, anche per la storia del calcio mestrino. Intanto io torno a vivere le partite a contatto con le panchine tra Verona, Vicenza e Udine. Un hobby, ormai, ma che mi dà sempre tanta gioia».
Simone Bianchi
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia