Martina Favaretto dice stop a 26 anni «L’atletica è stata tutto ma finisco col sorriso»

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Lo ha annunciato con un lungo post su Instagram, in cui ha dato sfogo a tutte le sue emozioni. A 26 anni Martina Favaretto lascia l’atletica. La velocista di Zelarino, argento nel 2015 agli Europei Under 23 di Tallinn con la staffetta 4x100, ha deciso di chiudere con l’agonismo. Nel suo futuro una carriera da professoressa, educatrice, ma anche da allenatrice: da qualche settimana collabora con la Coin Venezia, affiancando Enrico Lazzarin nel preparare un gruppo di ragazzi. «Finisco la carriera agonistica con il sorriso, convinta della scelta che ho preso per inseguire altri sogni e obiettivi. È un passo che andava fatto, ma è stata una scelta molto difficile», commenta Favaretto, «L’atletica ha fatto parte della mia vita da quando avevo 9 anni e già mi manca. Ma per scelte di lavoro ho dovuto prendere questa decisione». Da tre anni Favaretto insegna educazione fisica alle medie e al liceo alla scuola Santa Caterina da Siena di Mestre.
È impegnata nella Polisportiva Terraglio, occupandosi della preparazione fisica degli atleti diversamente abili. E segue la preparazione di una squadra di basket. «Sono rimasta nell’ambito sportivo, mi occupo di quello che mi piace e amo fare. Ma, con tutti questi impegni lavorativi, il tempo dedicato all’atletica è diventato sempre meno», prosegue Favaretto, «L’anno scorso ci ho provato, ho partecipato comunque ai campionati italiani. Ma, con poco tempo per prepararsi, i risultati non mi hanno soddisfatto». Martina Favaretto è nata in una famiglia in cui lo sport è pane quotidiano. Il papà Paolo è allenatore di calcio e ha guidato anche il Venezia. Martina è approdata all’atletica all’età di 9 anni un po’ per caso, spinta da un’amica. Ha vestito le maglie de La Fenice Mestre (lanciata da Andrea Vianello), dell’Atletica San Marco e della Coin Venezia, dove è stata seguita da Mario Del Giudice.
Nel suo palmares giovanile numerosi titoli, prestigiose vittorie e diverse medaglie ai campionati italiani, tra cui il titolo italiano junior dei 60 metri indoor nel 2014. Ma il momento indimenticabile resta l’argento con la staffetta azzurra 4x100 agli Europei Under 23 di Tallinn. «Ogni volta che ci penso mi emoziono ancora. Magari quando sono in classe con gli studenti e mi chiedono di poter rivedere un video di quella gara», confessa la sprinter mestrina, «Rivivere quegli attimi mi fa emozionare ancora, perché sono stati dei momenti bellissimi. Con le ragazze di quella staffetta si è creato un legame particolare». Insieme a Martina, in quella staffetta c’erano Irene Siragusa, Anna Bongiorni e Johanelis Herrera Abreu.
Dal 2015 in poi, purtroppo, la carriera di Martina Favaretto è stata costellata da diversi infortuni, che l’hanno condizionata parecchio. Negli ultimi anni la velocista di Zelarino è approdata alla Biotekna Marcon allenandosi con il tecnico Andrea Montanari. Ora la decisione di appendere le scarpe al chiodo, qualche rimpianto? «Mi dispiace solo per i tanti infortuni», commenta Favaretto, «avrei potuto forse fare di più, per come avevo raggiunto determinati periodi di condizione fisica. Ma gli infortuni mi hanno frenato molto. Forse qualche acciacco in meno avrebbe potuto aiutare. Ma penso di aver dato il 100 per cento a questo sport. E in cambio ho ricevuto veramente tanto». Il pensiero va a cosa l’atletica ha lasciato a Martina. «Mi ha insegnato a perseverare nelle cose, a non arrendermi, ad avere degli obiettivi da perseguire e raggiungere piano piano», conclude Favaretto, «L’atletica mi ha insegnato anche a sognare. Perché ciò che ho ottenuto, il titolo italiano oppure la medaglia europea, erano tutti sogni che poi sono diventati realtà. Soprattutto l’atletica mi ha lasciato delle amicizie e dei forti legami con tutte le persone che ho incontrato e mi hanno fatto crescere. Penso anche ai vari allenatori, in particolare Mario Del Giudice che è stato il tecnico che mi ha portato a essere in Nazionale e fare un campionato europeo. Mario è la persona che mi sento di ringraziare forse più di tutti». —
GIOVANNI MONFORTE
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