L’addio a Rino Bon, alfiere della Mestrina

MESTRE. Fisico roccioso, piedi buoni, notevole visione del gioco. Era un giocatore moderno Rino Bon, scomparso nei giorni scorsi dopo avere affrontato una lunga malattia: i suoi funerali si terranno oggi, alle 11, nella chiesetta del cimitero dell'isola di San Michele a Venezia. Nato il 18 marzo 1940 a Mestre, Bon è stato uno dei protagonisti di quella stagione felice del calcio arancionero tra fine anni Cinquanta e inizio Sessanta, quando la Mestrina infiammava il pubblico del Baracca e lanciava i suoi migliori elementi in serie A. Fu così anche per Bon, che grazie anche al suo fisico prestante approdò al Padova in serie A nel 1961/62 dopo un triennio a Mestre. Con i biancoscudati in tutto 24 presenze con due gol realizzati, uno anche in A contro la Fiorentina. Poi tanta serie B, con le casacche di Reggiana (dal '63 al '65), Palermo (dal '65 al '68) e ancora Padova per uno scorcio della stagione 1968/1969: tredici presenze e un gol il suo bottino prima che la seconda avventura in biancoscudato finisse. Proprio in quel momento, a fine anni Sessanta, Rino Bon stupisce tutti e vola in Australia: accetta una offerta del Club Marconi, la squadra della comunità italiana, e per due anni gioca assieme a Roberto Vieri, il papà di Christian. In Australia inizia anche ad allenare, tanto da arrivare a collaborare con la nazionale in occasione dei Mondiali di Germania del 1974, quelli del “vaffa” di Chinaglia a Valcareggi e del calcio totale olandese messo sotto dalla Germania di Breitner e Muller. Dopo quei mondiali Bon tornò in Italia, riavvicinandosi al calcio alla fine degli anni Settanta cominciando ad allenare la Berretti della Mestrina. «Era un ragazzo molto riservato» ricorda Mario “Trache” Liberalato, ex portiere della Mestrina poi approdato in A quasi contemporaneamente a Bon, però al Milan, «me lo ricordo come un giocatore che se da una parte poteva contare su un fisico possente, dall'altra aveva piedi buoni e sapeva fare passaggi millimetrici. Ci eravamo ritrovati più tardi, io avevo aperto una tipografia e lui, che nel frattempo aveva cominciato a fare l'assicuratore, era diventato un mio cliente». Commosso anche il ricordo di Luciano Bon, uno dei figli di Rino, che prima è stato calciatore e poi allenatore. «L’ho avuto come tecnico per un anno, nel 79/80 alla Mestrina» racconta «e gran parte di quello che poi ho messo in pratica come allenatore l'ho imparato da lui».
Maurizio Toso
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia