Il Moro di Venezia applaude Luna Rossa «Stavolta può vincere l’America’s Cup»

Vela. L’imbarcazione, ormeggiata all’Arsenale, ha già alzato la coppa degli sfidanti. Coletti: «Ora tutto è molto tecnologico»

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Luna Rossa ha portato l’Italia per la terza volta a giocarsi il trofeo più antico del mondo, quell’America’s Cup sfuggita già due volte alla vela azzurra, prima con il Moro di Venezia, quindi allo stesso consorzio marchiato Prada, attualmente protagonista nelle acque neozelandesi. Chi la coppa degli sfidanti l’ha già sollevata in passato, quando si chiamava Louis Vuitton Cup, ha seguito con trepidazione le regate dei giorni scorsi, fino al successo per 7-1 di Luna Rossa sugli inglesi di Ineos Uk. «È stato un risultato bello, anzi bellissimo» , sottolinea Dudi Coletti, attuale comandante del Moro di Venezia ormeggiato all’ Arsenale, «Stiamo augurando ai ragazzi che battano il nostro record, poiché con il Moro siamo stati i soli italiani a vincere almeno una regata di finale. Sarebbe ora che, dopo trent’anni, arrivasse un risultato migliore per l’Italia della vela. Come evento in generale, oggi lo viviamo a distanza, e più che avere qualche contatto con i social è difficile. La nuova imbarcazione mi piace molto, un aggeggio stupendo, però non è proprio la tradizionale classe Coppa America. Questa è una formula uno del mare, il futuro, e manca il fascino di una volta con le sfide tra tanti equipaggi e consorzi. Ora, quando la barca parte davanti, se sta in copertura non la passi più, tutto è molto estremizzato e tecnologico, si perde il fascino di un tempo, le manovre, le vele. È un mezzo stupendo quello attuale, ma la tecnologia ha superato la tecnica personale».

Suo compagno a San Diego fu il chioggiotto, Marco Schiavuta. «Fa piacere questo risultato di Luna Rossa. Sarà un momento prezioso se arriva fino a qua, e farà bene alla vela italiana. In queste settimane ho visto le regate la mattina bevendo il caffè. Sembra più una formula uno del mare, la tecnologia è incredibile, barche che viaggiano a 50 nodi in acqua. Sono cose diverse rispetto alla nostra Coppa America, quando facevamo a sportellate uno con l’altro. Ora vedi più uno spettacolo per il pubblico e per attirare sponsor. Ecco, manca l’adrenalina di un tempo, i velisti a bordo sono pochi, non hai cambio di vele, le manovre non esistono se non per stare attenti all’assetto barca. Ad ogni modo tifiamo tutti per loro, lo abbiamo scritto sui social e siamo loro vicini. E che vincano la vela e l’Italia. Il Moro rimane il solo ad aver vinto una regata di finale, ma spero che i ragazzi ne vincano sette e portino in Italia il trofeo. Team Prada se lo merita dopo tante edizioni, sarebbe giusto e bello». Il padovano Cristian Griggio, nel 2003 era sulla Luna Rossa che disputo e perse 5-0 la finale. «Fa molto piacere che abbiano vinto la Prada Cup e siano all’epilogo contro i neozelandesi. E che ci sia ancora qualcuno della vecchia guardia ancora lì che lotta. Si tifa tutti per loro».

Il veneziano Francesco Dal Bon, fu sul Moro nella prima fase di Coppa America nel 1991-92 nelle acque di San Diego. «Seguo le regate in questi giorni, e sono felicissimo del risultato. L’auspicio è che il trofeo possa finalmente arrivare in Italia, il movimento se lo merita». —

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