Il Città di Mestre vince con lo slogan #forzaROSA mamma di Gianpiero

La storia di Maiello che assiste la madre gravemente malata «Le trasmetto le mie emozioni e lei ne è consapevole»



La forza di un gruppo non sta solo nei risultati sportivi. La forza di un gruppo è anche nel far sentire tutti parte di qualcosa di più grande, di una famiglia che non ti lascia mai solo, anche e soprattutto nei momenti difficili che inevitabilmente si presentano nella vita. Lo sa bene Gianpiero Maiello, ventottenne giocatore del Città di Mestre, che milita nel campionato di Eccellenza Csi.

Giovedì 31 ottobre gli arancioneri sono impegnati per la quinta giornata del campionato provinciale di Venezia sul difficile campo della capolista Brenta Sport. È un inizio di stagione complicato quello della compagine mestrina che veleggia a centro classifica, ma sul terreno di gioco le parti si invertono e il Città di Mestre riesce a imporsi per 5-1. Un successo importante per le ambizioni della squadra del presidente Chiozzotto, ma anche un’opportunità per lanciare un altro accorato augurio #forzaROSA, mamma di Gianpiero che non ha potuto partecipare alla vittoriosa trasferta perché sta assistendo il genitore ricoverato in ospedale.

«Mia madre, oggi sessantatreenne, nel 2015 ha avuto una emorragia cerebrale e ancora adesso, purtroppo ne sta portando le conseguenze. Lei è cosciente, vede queste dimostrazioni di affetto dei miei compagni e le capisce. Non riesce a parlare, ma il pensiero è presente. Le manca proprio il passaggio tra il pensiero e la parola. Vede questi messaggi, li capisce e ti fa capire che li apprezza. Per me è un libro aperto, lo so che è così». Racconta Gianpiero Maiello, legato al Città di Mestre da lunga data, da quando la compagine di calcio a 5 si chiamava ancora Malcontenta. «Sono entrato con loro quando allenatore era Alessandro Busso (oggi vicepresidente del sodalizio mestrino attualmente impegnato con la prima squadra in Serie B). Poi sono arrivato sino alla C/2 ma per impegni prima universitari poi lavorativi (con una laurea in comunicazione alla Iusve di Venezia) ho lasciato per riprendere in queste ultime stagioni».

Una lunga militanza sportiva ma prima di tutto un’affinità elettiva che unisce tutta la rosa. «Non solo in questa ultima occasione, ma anche lo scorso anno quando riportavo ogni volta alla mia mamma i risultati sportivi, ho sempre detto ai miei compagni di prima e a quelli di adesso, in primis al capitano Nicola Parisi, al presidente, alla società tutta, che per me sono una seconda famiglia. Trasmettendole le mie emozioni spero di renderla orgogliosa. Oggi racconto questa storia per i ragazzi della squadra, per la società e per le persone che la compongono. . Per quello che riescono a darmi per lo sport e oltre lo sport». Un sogno? «Portare mia madre al palazzetto per vedere una mia partita, ma ad oggi, per tutti i problemi legati alla sua salute, è un obiettivo che ancora non ho raggiunto». —



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