Il caldo e la paura poi l’urlo di gioia

INVIATO A PORTOGRUARO. Sempre così, l’ultima è la più bella e la prossima sarà migliore. Scoppia di gioia il cuore arancioneroverde di Riccardo Bocalon, il più veneziano di tutti, altri due gol che sono due pietre al collo per il Monza, costretto alla resa, sciolto nell’inferno del microonde Mecchia, dove per mezzora ha rischiato di squagliarsi anche un anno di lavoro di tutto il Venezia. Giovani generazioni di tifosi che gioiscono e vivono in presa diretta questa promozione, prima promozione pesante degli ultimi anni, signori con qualche capello bianco commossi perché il vecchio Leone, con la zampa sopra il pallone ruggisce ancora. Eccolo, il 3-2 più bello dell’anno, il più sofferto, quello che sembrava più lontano e che in pochi minuti è diventato realtà. Non c’è cronaca, non ci sono tattiche e schemi da raccontare, solo un groviglio di sentimenti e sensazioni che partono da uno scivolone in un pozzo senza fondo e finiscono nella scalata del settimo cielo.
Cuore e polmoni, ha vinto il grande cuore del Venezia, perchè in una parentesi di realismo in mezzo all’esaltazione di una vittoria, bisogna anche dire che questa partita il Monza ce l’aveva in pugno, in tasca, forse in cassaforte. E l’ha buttata via. Bravo il Venezia che in un pomeriggio di indicibile sofferenza calcistica ha tirato fuori le ultime gocce di sudore e rovesciato un risultato che ormai sembrava scritto con i caratteri di una condanna. Bastava il pareggio per tornare in Prima Divisione, ma il Venezia ha fatto di più. Pensate, qualcuno ha pregato per quel pareggio, quando oramai il Monza gestiva con sapienza una partita giocata benissimo. Qualcuno lo ha sognato quel pareggio che ci avrebbe tutti condannato ad un’altra mezzora di tortura supplementare. E invece Speedy D’Appolonia ha preso il volo e ha messo dentro la palla del 3-2. Meglio non poteva andare. E magari chissà cosa stanno vivendo quelli del Monza, che il loro sogno se l’erano costruito azione dopo azione. Una partita costruita sull’errore altrui e determinata da cinque gol belli ed evitabili. Con un Monza che in vantaggio, con la promozione in mano, prende due gol negli ultimi minuti in contropiede, fuori casa. Sì, in contropiede, un assurdo, visto dalla loro parte. Un trionfo, visto dalla sponda arancioneroverde, dove oltre al cuore va sottolineato il fiato, quello dei tifosi mai stanchi di spingere la squadra, ma anche quello di due veneziani che mettono il turbo per firmare il pallone della gloria.
Questo va raccontato della partita, sensazioni più che tiri in porta. Il Venezia? Altre volte ha fatto meglio, ma essere concreti il giorno giusto al momento giusto è qualità che vale più di ogni giocata.
La necessità di gestire il pari porta ad un eccesso di prudenza, Carloto troppo vicino ai difensori regala metri al fantasista Gasbarroni che gioca una grande partita. Un centrocampo che arriva con il serbatoio in riserva, Godeas che dà palloni invece di riceverli, il gol di Finotto che dribbla belle statuine dell’area veneziana e poi Gasbarroni che concede solo quattro minuti alprimo pareggio di Bocalon. Ci si guardava, facendo no con la testa. Troppo poco una incornata di Maracchi e un pallonetto alto di Lauria. Diciamocelo tra noi, a bassa voce magari, ma più di qualcuno vedeva allontanarsi il traguardo. E il buon Asta, cuore Toro, con i cambi non ha azzeccato nulla: fuori Finotto e De Cenco, due giocatori che sanno tener palla e rallentare il ritmo non è stata una magia. Il Venezia ringrazia. Sottili mette il Marconi centrocampista e D’Appolonia unico fresco di questa indimenticabile sauna.
Mago Sottili, diciamo e sorridiamo, nel calcio succede. Dopo il diagonale di Gasbarroni la partita si paralizza, poi Bocalon si infila in area scarta il portiere e deposita dentro, quindi D’Appo sfrutta un’altra sbandata della difesa brianzola e via con il diagonale del delirio. Il Monza resta una gran squadra, forse la migliore. Ma il Venezia vince anche lontano dalla laguna ed ha ragione. Ci vediamo in Prima.
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