Il Brasile venera la stella Neymar e adesso ci crede

«Tom Jobim chi?». Neymar è figlio del Brasile del terzo millennio, alla Bossanova dell’autore di “Garota de Ipanema” preferisce il rapper paulista McGuime tanto da prestarsi a comparire anche nel videoclip di quello che viene definito l’inno parallelo del Mondiale.
Lasciate perdere il Brasile raccontato da Jorge Amado, Donna Flor e i suoi due mariti non abitano nell’anima della nuova generazione brasiliana che si riconosce in Neymar e nelle rime dei rapper che sono dei sobborghi di San Paolo e Rio ma che potrebbero arrivare anche da New York o Los Angeles.
Un Brasile che ha tagliato il cordone ombelicale con le certezze e le incertezze del passato e guarda di più a quell’“Ordem e Progresso” che è anche lo slogan impresso sulla bandiera. Resta però la passione per il pallone, l’oggetto di culto per eccellenza, il dio pagano da venerare. E Neymar è il nuovo profeta. Il 22enne di Santos si sta rivelando come la vera stella del Mondiale. Già perché Messi segna ma arranca, Ronaldo zoppica e lui invece dà spettacolo e segna. Con la doppietta contro il Camerun ha raggiunto quota 35 reti con la maglia della Seleçao, superando Rivaldo e mettendosi nella scia di Bebeto a 39. Certo, lassù c’è Pelè a quota 77 ma il talento del Barcellona ha davanti a se almeno 10 anni di carriera in maglia verdeoro e anche O rei non è poi irraggiungibile. La Seleçao di Scolari ha scatenato l’entusiasmo popolare e una nazione intera si è riversata nelle strade da Porto Alegre a Recife, da Salvador a Rio. La squadra non sembra un’armata invincibile, la difesa non fa i compiti a casa, il centrocampo non ha idee illuminate e là davanti se non ci fosse Neymar fare gol non sarebbe certo un gioco da ragazzi.
Però Neymar c’è e allora il Brasile può pensare in grande anche con un centravanti come Fred che a 35 anni non ha i riflessi di un ragazzo del college e dei giocatori come Oscar e Hulk che non hanno vincoli di parentela con i vari Garrincha, Tostào, Vavà ma nemmeno con Kakà, Adriano e Ronaldinho. Una squadra operaia che ha capito che per vincere non deve scoprirsi troppo e affidarsi al talento straordinario del suo uomo più rappresentativo.
Neymar è consapevole che la rassegna iridata può sdoganarlo, trasformarlo da ottimo calciatore a fuoriclasse, aprirgli le porte del club esclusivo dei campionissimi. Al Barcellona infatti gioca da gregario, porta la borraccia a Messi ma nel Brasile comanda lui. Il ct Felipe Scolari lo ha liberato da mansioni tattiche, Neymar segue l’istinto che è decisamente omicida perché vede la porta come pochi anche partendo da lontano.
Il Brasile, dopo le esitazioni con Croazia e Messico grazie alla vittoria con il Camerun ha ritrovato quell’allegria che è benzina verde per alimentare il motore di un popolo che ha bisogno del sorriso per vincere. Lo dice in rima il rapper McGuime amico di Neymar ma lo diceva anche Tom Jobim. Allora il Brasile non è cambiato più di tanto nel calcio.
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