Già 17 fusioni tra squadre venete
Tre in provincia, Mestrina e Calvi Noale in Promozione
MESTRE. Una volta erano operazioni che si concludevano dopo anni di trattative, che portavano alla nascita di squadre dai nomi chilometrici, realtà che magari univano società di comuni confinanti. Ora le fusioni tra squadre dilettantistiche sono diventate qualcosa di diverso: nessuno può dirlo ufficialmente, ma di fatto sono diventate un comodo espediente per la cessione di un titolo da una società in difficoltà a un’altra che aspira a un palcoscenico calcistico di maggior prestigio. Nel corso di questo primo scorcio d’estate, c’è stato un boom di fusioni: diciassette in tutta la nostra regione, tre delle quali hanno interessato realtà della provincia. Questo il dettaglio della situazione.
Tre di meno. Le storie che toccano da vicino il calcio veneziano riguardano Fiesso (Promozione), Pegolotte e VigonovoTombelle da una parte e Mestrina, Calvi Noale e Loreggia dall’altra. Il «calcio d’inizio» all’escalation di fusioni parte da Fiesso, dove il presidente Maurizio Ton da tempo aveva annunciato di non voler andare avanti, depositano le proprie dimissioni in lega. Il titolo di Promozione dei biancoverdi fa gola, a farsi avanti sono più società, alla fine la spunta la Mestrina di Marani, società di Prima categoria: si fa la fusione e nel 2007/2008 la Mestrina giocherà in Promozione. Stessa storia per il Pegolotte, che dopo uno strepitoso campionato (prima formazione della provincia ad essere promossa alla categoria superiore) in Prima categoria si accorda con la Calvi Noale, che dopo essere retrocessa sul campo ritrova in questo modo la possibilità di giocare in Promozione. C’è poi il caso del VigonovoTombelle, società nata una decina di anni fa da una fusione i cui dirigenti dopo un campionato difficile hanno deciso che non era il caso di andare avanti. Stavolta a sfruttare l’occasione è una squadra della provincia di Padova, il Loreggia: le due società si accordano, si fa la fusione e il Loreggia, sceso in Seconda al termine della stagione, resta in Prima categoria.
Fatta la legge... Per capire come tutto questo sia possibile, bisogna fare un salto indietro di tre anni. Nel 2004, infatti, la normativa che regolava le fusioni è stata modificata: se prima l’operazione era possibile solo tra società con sede in comuni confinanti (anche se di provincie diverse), ora il requisito per la fusione tra due club’appartenenza alla stessa provincia. Tanto per fare un esempio: con la normativa in vigore una squadra di San Michele al Tagliamento, ai confini con il Friuli, si può fondere con una realtà di Cona, pochi chilometri prima della provincia di Rovigo. Esempi positivi. Non sempre la fusione porta alla scomparsa di squadra. Ci sono esempi di operazioni che hanno tutelato le tradizioni di tutti, vedi il caso della SagittariaJulia, società di Eccellenza che ha unito le due squadre di Concordia Sagittaria.
Argomenti:squadre dilettantistiche
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