Forray avverte: «Non molliamo mai»
Il play argentino dell’Aquila, ex di Jesolo, era allo spareggio per la B di 11 anni fa

MESTRE. Il soprannome di “Toto” se lo porta dietro fin da piccolo, i primi a chiamarlo così furono i suoi fratelli maggiori. All’anagrafe il suo nome completo è Andrés Pablo Forray, trentunenne playmaker dell’Aquila Trento, nato a Buenos Aires dove cestisticamente è cresciuto nelle giovanili del Club Banco Provincia dai 5 ai 17 anni. Prima di arrivare a Trento Forray è sbocciato come un fiore al sole nella squadra dello JesoloSandonà. Vincendo un campionato di C1 (2005-2006) e due anni dopo sempre con lo JSD la Coppa Italia e la B1. Al primo anno di B2 invece Forray ha vinto il titolo di campione regionale con l’U21. Fabio Vanin, l’enciclopedia del basket del Basso Piave lo pescò dalla Virtus Padova (C2) del presidente Gianfranco Bernardi per averlo a Jesolo in C. Era lo JSD degli argentini Garcia Santiago, Ignacio “Nacho” Pezzini e Patricio Villalon. «Il mio primo anno in C1 a Jesolo entravo dalla panchina, ero il sesto uomo», racconta Andrés Forray. La svolta è arrivata quando Nicola Ruffo si è rotto il crociato alla vigilia dei playoff e Forray è diventato il play titolare. «Prima dell’infortunio di Nicolino giocavo 20-25 minuti a partita, poi sono aumentati permettendomi di maturare». Nello stesso anno c’è stato il primo approccio, da spettatore, alla finale di oggi, Reyer e Trento che 11 anni fa disputarono la finale promozione per salire in B d’Eccellenza. «Ero al Taliercio da spettatore insieme a Fabio Vanin e al mio compagno di squadra Ignacio Pezzini. E chi se lo sarebbe mai immaginato che una decina di anni più tardi avrei giocato da protagonista la stessa finale ma per il titolo di campione d’Italia? Avevo in testa il campionato di B da disputare con lo JSD, impossibile immaginare una cosa del genere». Il destino ha voluto che due anni dopo in B2 Forray e lo JesoloSandonà eliminassero i Bears allenati da Maurizio Buscaglia in semifinale playoff. «Non so se Buscaglia prese il mio nome dopo quella serie. Sta di fatto che dopo l’esperienza bellissima a Forlì dove ho conosciuto la mia futura moglie Alessandra che 16 mesi fa mi ha fatto diventerà papà di Samuel, sono andato a giocare a Trento con Buscaglia come coach e adesso siamo qui a giocarci il tricolore con la Reyer». Parliamo della finale scudetto. «Sarà una serie molto intensa, la Reyer ha più storia rispetto a noi, ma tutti gli incontri saranno molto tirati», è il pronostico di Forray. «Siamo riusciti ad eliminare la favorita Milano perché concentrati fino all’ultimo secondo di gara 5». Occhio in tribuna a papà Esteban e al suo cappello a cilindro portafortuna con i colori dell’Argentina. Venne indossato da Forray senior durante la finale olimpica vinta dall’Argentina contro l’Italia ad Atene 2004. E da “Toto” quando salì sulla scala per tagliare la retina l’anno della promozione a Jesolo in B1.
Thomas Maschietto
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