«Fede e Marin? Una storia che non condivido»

L'allenatore della campionessa veneta parla rapporto tra lui e la nuotatrice. «Mai allenato un'atleta così forte ma è più facile gestire i maschi. Ci vuole psicologia in questi casi». La preoccupazione è che la relazione con Luca Marin distragga Fede dal suo obiettivo: preparare al meglio le Olimpiadi di Pechino
Federica Pellegrini
Federica Pellegrini
VERONA. «Federica? E' una ragazza che ha una personalità un po' forte, e non è tanto facile da gestire. Non c'è un rapporto di sudditanza fra allenatore e atleta, direi che esiste collaborazione tra di noi». Partenza diplomatica, ma non troppo, quando si tratta l'argomento Pellegrini, ovvero la primatista mondiale dei 400 sl nonchè campionessa europea. Alberto Castagnetti, 65 anni, veronese, dal 1988 commissario tecnico dell'Italnuoto, gira lo sguardo verso il centro della vasca da 25 metri dove l'"allieva" si sta allenando insieme a Luca Marin, il suo ragazzo, bronzo ad Eindhoven nei 400 misti, ad Emiliano Brembilla e a Massimiliano Rosolino, due dei quattro componenti la staffetta 4x200 sl saliti sul gradino più alto del podio, nella rassegna continentale appena conclusasi in Olanda.


Sono le 9.30 di un martedì che inaugura un'altra settimana piena per i nostri campioni, pronti a trasferirsi (tranne Rosolino, atteso ai Mondiali in vasca corta di Manchester) a Livorno per gli Assoluti primaverili. Da un'ora i quattro azzurri sono impegnati nella prima fase dell'allenamento che si sciroppano quotidianamente al Centro tecnico federale del capoluogo scaligero, 120 minuti intensi su e giù per la piscina per un totale di 5 chilometri, bissati poi al pomeriggio.


L'«orso» - com'è soprannominato nell'ambiente - è burbero solo in apparenza, sotto quella scorza di «duro» nasconde un animo buono e generoso, anche se pretende moltissimo. Ma Castagnetti è capace pure di lacrime vere, come quelle che gli hanno rigato il volto quando Federica ha fissato sul crono quel fantastico 4'01"53, superando la rivale di sempre, Laurè Manaudou. «Io vivo a contatto con i ragazzi dieci ore al giorno, sono parte della mia vita e quando si lavora insieme si ha una tensione addosso che si condivide fatalmente con loro - confessa - Così, quando il risultato è eclatante, com'è appunto il caso di un record del mondo, è chiaro che ci si lascia un po' andare. E sono lacrime di gioia».


Il "bla bla" mimato dalla ragazza di Spinea dopo l'impresa suonava come una ripicca nei confronti del tecnico. «Era rivolto anche al sottoscritto, chiaramente - ammette Castagnetti - perchè io m'incazzo spesso con lei. La storia con Luca, ad esempio, non la condivido: nella mia esperienza sono già passato attraverso analoghe vicende di fidanzamenti fra atleti che abitano nella stessa città, e bene o male sono distratti. Non volevo alcuna "distrazione", appunto, nell'anno delle Olimpiadi, ma non posso influire su decisioni sentimentali. I ragazzi fanno sempre di testa loro...».


Insomma, una situazione di convivenza forzata per il c.t., che giustamente guarda alla sostanza delle cose, ovvero Pechino. Ma un commissario tecnico, in questi casi, quanto psicologo dev'essere per ottenere il meglio da entrambi? «La psicologia è fondamentale, perchè per venire in piscina e nuotare loro ci sono e s'impegnano. Ma sono poi i momenti di difficoltà che fanno la differenza, quando uno va forte e l'altro adagio, le piccole discussioni che avvengono in una coppia e che possono influire sull'allenamento giornaliero. Quindi, cerco di gestire la questione con l'atteggiamento di un padre forse un po' severo, ma che lascia pure una certa libertà ad entrambi. Sono già grandi, atleti di livello mondiale, sapranno ben loro se fanno delle stupidate o meno...».


Andando al sodo, la relazione sembrerebbe aver fatto più bene a Federica che a Luca, uscito oltretutto provato dal rapporto con la Manaudou, interrottosi fra polemiche e scenate di gelosia. «I risultati dicono in effetti così, ma non è che Marin non sia andato in modo splendido per questa storia. Ha accusato problemi ad ottobre-novembre ad una spalla ed ha nuotato poco, poi a gennaio, quand'era in America, ha avuto dei fastidi ad una gamba e si è allenato ad intermittenza. Per rendere al massimo, lui dev'essere al cento per cento fisicamente. Adesso non lo è, di conseguenza si deve accontentare di ciò che sta facendo. Ribadisco, comunque, che il tempo di Eindhoven (4'16"69) non è il suo tempo. Lui ha una capacità agonistica eccezionale, voleva provare a vincere, ma quando ha visto l'ungherese (Cseh, ndr) troppo avanti, l'ha lasciato andare pensando alla medaglia».


Domanda inevitabile, a questo punto: più complicato seguire passo dopo passo le ragazze o i ragazzi? Castagnetti non ha dubbi: «Se in un gruppo ci sono due ragazze, è più complicato allenare loro, sicuramente. Se ce n'è una sola, non esistono problemi. Lasciate stare il binomio Pellegrini-Filippi, oltretutto Alessia è qui solo in determinati periodi e per il resto dell'anno si prepara con il suo tecnico, il mio era un discorso in generale: se ci sono due ragazzi oppure due ragazze, è più semplice lavorare con i primi che con le seconde, perchè queste ultime creano più rivalità fra di loro, sono più attaccate ai particolari e magari gelose l'una dell'altra. Io seguo i quattro che vedete qui davanti, e per fortuna tra di loro c'è solo Federica. La prima grande atleta che alleno personalmente da quando ricopro il ruolo di c.t. della Nazionale. In passato ho seguito altre nuotatrici, ma una così forte non l'avevo mai avuta. Neppure per la sua esuberanza, aggiungo...».


Allargando il discorso sui risultati complessivi di questa Italia che va fortissimo in piscina - 21 le medaglie conquistate agli Europei, seconda nazione nella classifica finale - è notevole il peso esercitato dalla componente veneta. Castagnetti annuisce: «A parte la Pellegrini, ci sono le due padovane della staffetta che ha preso il bronzo ad Eindhoven (Alice Carpanese e Renata Spagnolo, ndr), c'è Alessandro Terrin, c'è Colbertaldo, c'è Galenda...». Colbertaldo, appunto. Non è andato forte in Olanda come ci si sarebbe aspettato. «Ma è stato male! - lo difende il tecnico - Per dieci giorni ha avuto la febbre, e un millecinquecentista ha bisogno di tempo per recuperare. Ma non ho alcun dubbio su Federico e sulle sue qualità».


Si diceva del movimento natatorio veneto e del suo straordinario apporto in termini di qualità. «E' un merito delle società della nostra regione sfornare simili talenti, e questo perchè hanno una struttura e un'organizzazione eccezionali, con giovani allenatori guidati e consigliati da Gianni Gross, un tecnico esperto e di grandi capacità. Chiaramente c'è entusiasmo, i gruppi sono validi e questo fa sì che escano di continuo atleti ad alto livello sia dalla società di Montebelluna sia dal Plain Team Veneto». Il triangolo Treviso-Venezia-Padova, in questo senso, è più prolifico rispetto a Verona, Vicenza, Rovigo e Belluno. Perchè? «In quelle realtà, ripeto, la struttura è stata costruita per far uscire dalla Scuola Nuoto gente che fa agonismo, dalle altre parti si privilegia di più la Scuola Nuoto». E il rapporto con gli allenatori delle varie società? «Siamo uniti e affiatati. I giovani tecnici, più che con me, hanno un dialogo continuo con Morini, il mio secondo. Gli altri del team della Nazionale lavorano con noi da anni, l'intesa è perfetta e tutti ci adoperiamo in funzione di un unico traguardo, le Olimpiadi».


A Pechino che cosa ci si può attendere? «Nel nuoto ci sono delle fasi di preparazione specifiche e ogni fase coincide con una gara. La prima era a dicembre e si esauriva con le selezioni in vista degli Europei, la seconda aveva come scadenza i Campionati continentali, la terza avrà come punto d'arrivo i Giochi olimpici. Non è vero, come ho sentito dire, che qualcuno sia entrato in forma troppo presto. In Cina ci sarà chi andrà più forte, mi auguro, di Eindhoven, proprio perchè sono cicli di preparazione diversi e mirati al singolo evento».


L'ultima considerazione è sui costumi della discordia, i superbody della Lzr Speedo, che hanno consentito una serie di record nei Trials australiani. «In effetti, questo costume è l'arma vincente, perchè non ho mai visto in tanti anni una nazione con prestazioni straordinarie nella totalità dei suoi atleti, facendo registrare miglioramenti di 3, 4 e anche 5 secondi. Bisogna aspettare le decisioni della Fina e poi ci adegueremo. A Pechino non ci sarà questo divario perchè la ditta che sponsorizza l'Italia si preoccuperà di fornirci dei costumi adeguati».

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