«Fa bene alla ginnastica ma che stress quel reality»

Tanti sacrifici in palestra, ma la notorietà è arrivata con “Vite parallele” in tivù Emozioni, sensazioni, gioie e fastidi delle protagoniste inseguite dalla telecamera
Di Thomas Maschietto

JESOLO. Dalle luci della palestra ai riflettori del piccolo schermo del reality su Mtv. E diventare star televisive pur praticando la ginnastica artistica. Uno sport che per gesti tecnici, adrenalina ed emozioni ha poco da invidiare al calcio. Ma il pallone è sport di massa e basta da solo per rendere ricchi e famosi. Qui invece la sorte è più maligna, tanti sacrifici non bastano, poi arriva la tivù e cambia le carte in tavola. Sono intelligenti le ginnaste italiane al punto di non prendersela se si dice che per loro la notorietà è arrivata non tanto per gli ottimi risultati a livello europeo e mondiale, ma soprattutto per avere partecipato al docu-reality “Ginnaste Vite Parallele” in onda su Mtv dal 2011.

La catanese Carlotta Ferlito, 19 anni lo scorso mese, è la più famosa di quelle che hanno partecipato al programma. Presente in tutte e tre le stagioni la Ferlito ha raggiunto una popolarità tale da essere la madrina italiana dei Nickelodeon Kids’ Choice Awards Nickelodeon Kids' a Los Angeles in mezzo a star del calibro di Johnny Depp e Victoria Justice. «Fare un reality è una cosa molto difficile» racconta la Carlotta Ferlito nazionale «dal nulla ho avuto le telecamere puntate praticamente ventiquattro ore su ventiquattro e mi sto rendendo conto adesso di avere avuto troppo successo tutto in una volta ed è difficile gestirlo». Una pausa e via. «Per esempio adesso sto vivendo un momento delicato e mi dà fastidio sapere che tutti lo stanno vedendo. Sono sempre stata al top della forma da quando la gente mi segue. Adesso inizio a sentire dolori che prima non conoscevo, è un momento particolare della mia carriera e tutti, per via del reality, ne sono a conoscenza. E la cosa non mi fa piacere».

Un’altra celebrità è la comasca Elisa, per tutti Mini (per via della sua statura) Meneghini, classe 1997. «Tutti quelli che ci guardano in televisione ci ammirano per il nostro lavoro che facciamo» dice Elisa Meneghini, «il nostro viene considerato un lavoro perché iniziamo dalle otto del mattino fino alle otto di sera compresa la scuola. Facciamo mille sacrifici e questo chi ci segue da casa lo sa e si identifica a volte in noi. Il bello viene dopo le gare quando ci sono mille fans che ti chiedono gli autografi, le foto e questo mi fa tanto piacere perché vengo apprezzata per quello che faccio». Cosa significa stare ventiquattro su ventiquattro sotto l’occhio delle telecamere? «Non è facile sicuramente perché ogni cosa che fai sono lì a riprenderti e a volte diventa anche un po’ stressante e fastidioso. Se tornassi indietro sinceramente non rifarei questa esperienza del reality». Su facebook impazzano anche le fan pages della comasca Erika Fasana e della romana Giorgia Campana che hanno partecipato alla prima serie di “Vite Parallele”.

«Questo reality fa bene per la ginnastica perché non è uno sport conosciuto» commentano Erika e Giorgia «e in un certo senso ha reso famose anche noi che siamo apparse poche volte. Ci fermano per strada per un autografo o semplicemente per scambiare due parole. E poi grazie a questa pubblicità riempiamo i palazzetti ogni volta che ci esibiamo, fanno la fila per vederci, solo per il fatto che appariamo in televisione».

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