Edoardo Gorini «Continuo a studiare la storia... e il calcio»

Veneziano, laureato a Ca’ Foscari, è il nuovo vice di Foscarini «Cittadella seconda casa, ma quando posso torno in laguna»
BARON.GORINI CALCIO CITTADELLA
BARON.GORINI CALCIO CITTADELLA

VENEZIA. L’allenatore con il pallino della storia, un giocatore che ha vissuto la carriera in campo soprattutto nel triangolo Venezia-Varese-Cittadella e che adesso sta studiando a contatto con un tecnico, come Claudio Foscarini, diventato un’istituzione all’ombra della città murata. Edoardo Gorini è nella quiete dell’altopiano di Lavarone - dove il Cittadella sta preparando l’ennesima sfida alla serie B - con i “galloni” di primo assistente del tecnico granata. Una promozione avvenuta pochi giorni fa dopo che Giulio Giacomin è passato a guidare la Primavera del Cittadella. «Non me l’aspettavo» ammette l’ex centrale difensivo, «c’è stato questo cambio nell’organigramma tecnico, mi fa piacere, è un salto in avanti, ma devo ancora farne di gavetta, anche se accanto a un tecnico come Foscarini sarà tutto più semplice. Credo di aver dato nella passata stagione il mio contributo al raggiungimento della salvezza, magari anche questo ha inciso nelle decisioni». Un contatto più ravvicinato con la squadra, e magari un po’ di tempo in più durante i viaggi per approfondire la sua grande passione. «Mi sono laureato a Ca’ Foscari in Storia Medievale, ho seguito il corso del professor Ortalli, discutendo la tesi con la dottoressa Rizzi. Mi ero iscritto inizialmente ad Architettura, ma i ritmi degli allenamenti non mi consentivano di frequentare, così dopo due anni ho cambiato facoltà. Sono sempre stato appassionato del passato, favorito anche dall’esser nato in una città come Venezia che ti permettere di scorrazzare in lungo e in largo».

Da bambino è cresciuto alla Toletta, vicino al liceo classico Marco Polo, poi si è trasferito un po’ più in là, alla Salute, adesso Edoardo Gorini ha casa a San Samuele. «Quando posso mi piace andare alla ricerca dei luoghi meno conosciuti e più misteriosi della città, lontano dai tradizionali percorsi dei turisti. Vorrei leggere più libri di storia, ma il tempo è quello che è. Anche in viaggio credo che studierò ancora… calcio».

Cittadella leader del movimento calcistico padovano dopo la scomparsa del club biancoscudato. «Mi dispiace da uomo di sport, una realtà come Padova con una grande storia alle spalle non doveva finire così. Il calcio è cambiato, bisogna stare al passo con i tempi, mai fare il passo più lungo della gamba. Serve una società solida, un gruppo di dirigenti competente e una squadra che lotti per un obiettivo comune. L’identikit del Cittadella? Credo di sì, ma anche del Chievo. Adesso il calcio veneto parla il dialetto veronese, poi ci siamo noi».

Era accaduto anche al Venezia di scomparire, e non solo una volta. «Mi auguro che ritorni ancora più in alto, quando me ne sono andato era in serie B. L’esordio mancato? Certo che mi è mancato. Per un veneziano giocare in prima squadra assume un valore diverso, senti la maglia in maniera particolare. È andata così, pazienza».

I Mondiali brasiliani sono terminati da poco con il trionfo della Germania. «Un altro esempio che la programmazione porta a risultati concreti. È stato un Mondiale più interessante rispetto a quello del Sudafrica. Alla fine ha vinto la squadra che più lo ha meritato, anche se in finale è stata l’Argentina a costruire le occasioni più clamorose».

Il Venezia ha appena ingaggiato Tommaso Bellazzini, giocatore che Gorini conosce molto bene. «Elemento di grande qualità, a Cittadella ha fatto benissimo il primo anno, poi è stato condizionato dagli infortuni. Ha enormi potenzialità, il Venezia può essere la società ideale per rilanciarsi dopo l’ultima stagione non esalante a Lecce». E il Cittadella? «Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: soffrire il meno possibile e restare in serie B».

Michele Contessa

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