Dorina: «Italia addio, vivrò negli States»

La Vaccaroni dà una svolta alla sua vita: «Da settembre sarò a Los Angeles, insegnerò scherma nella palestra di Golubitski»

MESTRE. Dorina Vaccaroni è arrivata ai saluti, nel senso che fa realmente armi e bagagli, pronta a cambiare vita e Paese. Dall’Italia agli Stati Uniti il passo è più breve di quel che possa sembrare, con una pazza idea che è diventata un obiettivo reale nel corso dell’ultimo anno. La scherma e la bicicletta rimangono i comuni denominatori, ma la rivoluzione dell’olimpionica del fioretto è netta. «Faccio la valigia davvero, parto con mia figlia e mi trasferisco a Los Angeles dove vinsi la prima medaglia olimpica della mia carriera nel fioretto» conferma la 50enne veneziana, «sento che il mio futuro è lì. Qui in Italia non vedo un futuro per me, ma anche in generale finché non cambieranno un bel po’ di cose». Ed ecco che Dorina Vaccaroni ha deciso dopo dodici anni di chiudere con le Gran Fondo di ciclismo, prove nelle quali spesso ha dominato nella sua categoria, animata da uno spirito agonistico e di sacrificio come poche. Addio al passato, alla sua palestra e alla casa in terraferma, ma non a quella di Asiago. «Quelle sono le montagne che più amo, e a quelle non intendo rinunciare perché sarà il mio collegamento con l’Italia. Poi in America aspetterò anche mio fratello se vorrà raggiungermi» prosegue, «ora guardo avanti. Lo scorso anno, e anche pochi mesi fa, sono stata a Los Angeles per tastare il terreno. Bene, ho trovato un luogo accogliente e dove poter dare molto. In questi giorni mi stanno preparando il visto, e quando raggiungerò la città degli angeli, ho pronto il posto di lavoro al Golubitsky Fencing Centre, la sala di Sergei Golubitsky, un grande del fioretto dell’Est che mi ha voluto con lui per far crescere i giovani statunitensi». Ma non per questo Dorina Vaccaroni abbandonerà le due ruote. Se è vero che il circuito delle Gran Fondo diventerà solo un bel ricordo, oltreoceano si apriranno le porte all’ultracycling, le più massacranti prove di ciclismo di lunga durata. «Ho già iniziato a conseguire i brevetti necessari e richiesti a livello internazionale per poter partecipare a queste gare. Quello dei 300 chilometri è già in tasca, quello dei 400 prevede tra pochi giorni una uscita che da Portogruaro ci porterà sulle montagne slovene con 4000 metri di dislivello. Poi toccherà a quello sui 600 chilometri a fine maggio. Se tutto andrà bene ad agosto farò la Parigi-Brest-Parigi, 1200 chilometri in tutto, e quindi a settembre partenza per gli Stati Uniti». Negli Usa le ultracycling sono un mito e in tanti vi partecipano. «Il sogno è fare la Raam attraverso il Paese, coast to coast, ma sono poi molte altre le prove previste» conclude Dorina Vaccaroni, «infine, nel tempo libero farò anche le gare master di fioretto. Dopo le prime esperienze e gli stage fatti a Los Angeles ci sono tantissimi giovani che hanno apprezzato quel che so fare in termini di insegnamento, e i miei sponsor personali della bicicletta vogliono aprirsi un mercato oltreoceano. Gli elementi per fare bene ci sono tutti, e sono pronta a partire. Bye bye Italia!».

Simone Bianchi

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