De Ambrosi torna alla base per i giovani del Leoncino

MESTRE
Andata e ritorno, in mezzo 33 anni. Un viaggio interminabile, quello di Gianluca De Ambrosi, partito da Mestre per Pesaro nel 1986, quando aveva 15 anni, e tornato a casa la scorsa estate da Rieti. In mezzo una vita dedicata alla pallacanestro in tante città italiane (Faenza, Rieti, Modena, Cento, Firenze, Ancona, Milano), adesso ha portato esperienza, entusiasmo e passione al servizio del basket giovanile mestrino, in particolare al Leoncino. Classe 1971, è tra i primi quindici giocatori italiani nella classifica marcatori con quasi 12 mila punti realizzati, De Ambrosi è il top in assoluto tra B d’Eccellenza e A Dilettanti con 9494 punti messi a segno in undici stagioni. Ha smesso a 42 anni nel 2013 a Rieti, la sua seconda città dove ha incontrato anche la futura moglie Chiara, quando già si divideva nel ruolo di giocatore e allenatore.
Come mai il ritorno a casa dopo 33 anni?
«Alla base ci sono motivi personali, mi è dispiaciuto lasciare Rieti, dove avevo creato dalle fondamenta il settore giovanile, ma era il momento giusto per risalire la penisola e rientrare a Mestre. Ho avuto varie offerte, ma alla fine ho optato per il Leoncino, la società con un progetto che più si avvicina al mio modo di interpretare la pallacanestro con i giovani».
Programmatore instancabile di iniziative anche durante stop e quarantena?
«Ho creato e sto creando dei video tutorial attraverso i quali i ragazzi possono migliorare nei fondamentali, li ho realizzati sotto casa, nel terrazzo di casa e in quello condominiale. Esercizi semplici con tanto di spiegazione che possono essere eseguiti da tutti senza avere bisogno di tanto spazio e senza anche un canestro. Così è nato anche un sito www.basketgiovanile.com».
Un’iniziativa che non è passata inosservata.
«No, mi ha fatto piacere essere contattato da Superbasket. Giampiero Hruby, anche lui conosciuto ai tempi di Pesaro, mi ha chiesto di collaborare con loro. I miei video si possono vedere sulla pagina Facebook di Superbasket Official Page e il link viene inserito nella newsletter Superbasket Daily che è inviata agli iscritti».
Aiutanti speciali?
«Le mie due figlie, la grande Eva Zoe ha 13 anni ed è reduce da una stagione al Geas Sesto San Giovanni, opportunità nata dopo che mia moglie si è trasferita a Milano per lavoro per un anno e mezzo, e anche la più piccola, Dora, nove anni».
Un amore per il basket iniziato tardi?
«Molto tardi, fino a 13 anni ho giocato a calcio con il Trivignano, poi ho provato con la pallacanestro all’allora Cipressina, l’attuale Castellana Basket. E non ho più smesso. La svolta nel 1986, dopo due anni che giocavo, mi è stato proposto di fare un provino a Pesaro con la Scavolini. Sono rimasto lì un paio di giorni, tornato a casa ho ricevuto quasi subito una telefonata che mi proponeva di trasferirmi nelle Marche. La mamma non voleva sentirci, mio papà mi lasciò libero di scegliere e io seguii l’istinto. Celada allora provò a portarmi al Basket Mestre, ma io avevo fatto la mia scelta».
A Pesaro la strada s’incrocia con un coach agli esordi.
«Sì, Sergio Scariolo. Era giovanissimo, ma con idee già chiare. Di strada ne ha fatta, ma non sono sorpreso, era un predestinato tanto che al primo anno da head coach vinse il titolo con la Scavolini».
Leoncino casa-famiglia?
«È l’ambiente ideale per fare basket con i giovani. Siamo partiti la scorsa estate con un progetto che coinvolge anche il Basket Gazzera per quanto riguarda il minibasket. Oltre a me, è arrivato anche Paolo Moltena ed è tornato Eugenio Crotti. Quando ci saranno le condizioni, riprenderemo l'attività in palestra seguendo le disposizioni previste».
Passione senza confini per i giovani, ma l’atmosfera del campo non è dimenticata?
«No, continuo a giocare con la Nazionale Master, è bello ritrovarci per Europei e Mondiali. Al di là delle partite, stai insieme per una decina di giorni, rivedi ex compagni o vecchi amici». —
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