Cicloamatori con la bici elettrica: squalificati Ora siamo nell’era del doping tecnologico

E due Veterani gareggiano nella categoria Gentleman per vincere: cadono e si fratturano, ma l’assicurazione non pagherà



Ne avevano piene le tasche di quei due, che parevano fenomeni ma erano spuntati letteralmente dal nulla. E anche di quegli altri due, che si erano cambiati l’anagrafe sportiva per vincere qualcosa. È la solita storia di quelli che barano per battere il cognato, per vincere un prosciutto, per esibire l’ordine d’arrivo in ufficio. Ed è finita puntualmente male per quattro cicloamatori di cui si tace il nome per carità cristiana, mentre meriterebbero il pubblico ludibrio e la gogna mediatica, tanto meschino è lo scopo per cui hanno agito. I primi due Li avevano tenuti d’occhio mossa per mossa, cambiata per cambiata, accelerazione per accelerazione. E il trucco, come sospettavano molti “puliti” , almeno da un punto di vista meccanico, c’era. Così hanno chiamato i carabinieri, ma non è bastato. A Portogruaro è stata una domenica ciclistica “pesante” . Teatro del giallo, le gare degli amatori valide per la terza prova del Criterium Portogruarese ACSI. Gli altri due, per un banale incidente di gara, sono stati scoperti a correre, non avendone titolo ed età, nella categoria dei più anziani. Per loro “solo” rogne assicurative, che non sono poco.

Torniamo a Portogruaro. La prima bufera scoppia al termine della gara portogruarese riservata alla categoria Gentleman. Ci sono due corridori che da tempo sono osservati speciali da parte degli avversari: pedalata troppo sciolta, numeri improbabili: biciclette truccate con il motorino elettrico? In molti dicono di averli visti schiacciare il tastino sotto il manubrio per inserire l’” assistita” (pedalata) e andare come il vento. Dopo la gara, i corridori non ci stanno, il passaparola è feroce: «Andiamo a “vedere” , come si fa a poker. Si scatena la rivolta. «I corridori erano inferociti» racconta Lorenzo De Luca, presidente del gruppo sportivo organizzatore «perché quello giunto ottavo e un altro erano tenuti d’occhio da tempo perché accusati di usare la bici truccata. A fine gara abbiamo fermato i due e chiesto di controllare le loro bici. Si sono rifiutati. A quel punto noi abbiamo chiamato i carabinieri affinché le verifiche fossero fatte da autorità competenti. Niente da fare, questi due sono saltati alla svelta sul furgone e, nonostante gli altri ciclisti avessero fatto di tutto per trattenerli, per non farli andare via, sono fuggiti poco prima dell’arrivo dei militari. È una vergogna ma noi, come organizzatori, più di così non potevamo fare, anche se si vedeva che sul manubrio c’era un bottone. Mi spiace, ma l’unica cosa che abbiamo potuto fare è toglierli dall’ordine d’arrivo». Chi sarà il prossimo?

Chi sono? Per saperlo basta consultare l’ordine d’arrivo dato dal “trasponder” elettronico con quello “epurato” dall’organizzazione. Seguirà segnalazione alla Federciclo o all’ente sportivo di riferimento? Si vedrà.

Sempre nella gara riservata ai Gentleman, si erano intrufolati abusivamente due Veterani – anche stavolta omettiamo i cognomi – ma un incidente ha svelato il trucco. Siccome in zona c’era una bufera, è capitato che il vento li abbia sospinti contro una transenna, facendoli cadere. Uno ha riportato la frattura della scapola, l’altro s’è rotto una spalla. Per entrambi bici – costosissime – in briciole. Ora i due Veterani “falsi Gentleman” dovranno fare i conti con l’assicurazione, perché, non disputando la gara nella loro categoria, non avrebbero diritto ad alcun indennizzo e potrebbero essere denunciati.

La corsa è stata interrotta dopo tre giri per grandine e passerà alla storia per i quattro “bari” : due fuggiti come ladri con le loro bici elettrificate, due con le ossa rotte per aver tentato di sfidare gente più anziana.

Del caso si è occupato il qualificatissimo periodico online “Tuttobiciweb” , destinato agli sportivi e quindi in grado, con il suo racconto di “fare molto male” ai gradassi.

Indubbiamente la vicenda più suggestiva, e che comincia a ripetersi in modo grottesco, è quella della scoperta in gara di bici con il motorino elettrico.

La prima ad essere pizzicata in gara fu una ragazza belga: Femke Van Den Driessche, 19 anni allora, nel 2016 al Mondiale di ciclocross di Zolder. Qualche mese dopo, fine luglio 2017, in una gara del Csi a Bedizzole salì sulla ribalta Alessandro Andreoli, cicloamatore bresciano. I due in comune hanno una cosa: invece che in bici hanno corso in motorino. L’Uci ha cercato di correre ai ripari, mentre molti tentavano di buttare acqua sul fuoco gridando: “I motorini non esistono”. Si chiama doping tecnologico: la tecnologia fa passi da gigante, così nel frattempo anche i motorini si sono evoluti, da quelli che agiscono “a cardano” sul movimento centrale, si è passati a quelli nella ruota. Dalla meccanica al magnetismo. Sofisticati e costosissimi, per pochissimi che se li possono permettere. Aggiungevano pochi ma fondamentali watt in salita, ora chi li costruisce assicura che i modelli di ultima generazione come potenza “ne hanno come una corriera”. Altro che spariti. Come si è visto, hanno un mercato ricco tra i campioni “da cortile” . Così tra cicloamatori il sospetto cresce. Chi sarà il prossimo?





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