Carlotta Gianolla in maglia granata come papà «Rambo»

«So che era un beniamino dei tifosi per il suo coraggio». Andrea: «In lei rivivo i sogni della mia gioventù»

MESTRE

Figlie d’arte crescono e sognano. Come Giorgia Callegari, nipote di Giorgio Cedolini, come Carlotta Gianolla, quindicenne figlia di Andrea, uno dei giocatori più amati dai tifosi della Reyer per la determinazione, la grinta e il cuore che gettava sul parquet. Trevigiano di Castelfranco, Andrea Gianolla arrivò alla prima squadra della Reyer nel 1982 e se andò nel 1989, dopo la rocambolesca retrocessione di Bologna, destinazione Cantù via Roma: 118 presenze, 754 punti realizzati e una promozione in A/1 con Tonino Zorzi in panchina. Adesso il testimone è passato a Carlotta, la secondogenita di casa Gianolla, impegnata soprattutto con l’under 15 dell’Umana.

«Provo sensazioni strane nel vedere mia figlia indossare la maglia della Reyer - ammette il “Rambo” dell’Arsenale granata - ripenso spesso a quando avevo la sua età, ai miei sogni, ricordo il primo anno alla Reyer, da solo, a lavorare come un matto in palestra».

Alla pallacanestro, Carlotta Gianolla, è arrivata dopo 7 anni trascorsi sui pattini (“E un mese di danza, non faceva per me”, aggiunge). «Non ho mai visto giocare mio padre, ma è come se sapessi tutto su di lui, anche dai racconti di mia sorella Alice, che ha 4 anni più di me ed era sempre in prima fila. Non mi pesa il cognome che porto, vivo serenamente la mia esperienza, so che di strada ne devo compiere ancora tanta. Vedo con piacere che mio papà ha lasciato un bel ricordo in ogni piazza dove è stato, alla Reyer in particolare ed è ovvio, ma anche quando è venuta Cantù al PalaVerde».

Carlotta Gianolla è iscritta all’istituto tecnico Algarotti, a Venezia. «Un altro punto in comune con mio papà, anche lui ha frequentato quella scuola. “Rambo”? Sì, so che i tifosi gli avevano dato questo soprannome per le sue grandi qualità agonistiche. Devo migliorare in questo, tante volte mi ripete che non esprimo tutto quello che ho dentro. Ha ragione lui».

Per due anni Andrea Gianolla ha anche allenato la figlia, adesso l’accompagna in giro, anche in trasferta. «E’ logico che la seguo con grande attenzione, come fa ogni padre. Non sono assillante con i consigli - aggiunge Andrea Gianolla - ma è normale che le dia qualche indicazione per migliorare e crescere. Era troppo piccola per vedermi giocare con la maglia dei Bears quando sono ritornato a Mestre, ma la mia famiglia mi ha sempre seguito negli spostamenti, fatta eccezione per l’ultima stagione a Caorle».

Forse non ci sarà una “Rambina” in futuro, ma la voglia di emergere non le manca sulla scia dell’imprese del padre. (m.c.)

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