Al Bentegodi ride un solo Veronese

Splendida impresa di Collauto e compagni contro i gialloblù in piena crisi. Una sfida ad alta intensità agonistica, giocata con saggezza
 

VERONA. C'è un solo Veronese che sorride felice. E' quello che ha messo anche stavolta la firma sul risultato. Gli altri veronesi sono imbestialiti. E se durante la partita fanno sentire i decibel di uno stadio che conta oltre novemila abbonati in serie C, dal momento del fischio finale sfogano tutta la loro disapprovazione verso una società che ha contorni fantasma, un allenatore con le ore contate e una squadra confusa. Problemi loro. Qui ora si celebra un signor Venezia per carattere e intelligenza tattica.

Pieno merito.
Subito chiarezza, per evitare malintesi: vittoria limpida, meritata, ottenuta senza favori di arbitri o fortuna. Costruita nel primo tempo e gestita nel secondo con gambe, cuore e soprattutto testa. Marco Veronese colpisce al momento giusto (36' p.t., destro rasoterra da centroarea, bruciati i centrali) e sfrutta l'unica occasione del Venezia nel primo tempo. Il Verona da parte sua arriva all'intervallo con due palle gol, ma Morante sulla prima sbaglia alla grande e sulla seconda si fa ipnotizzare da Aprea. E allora c'è poco da piangere, meglio battersi il petto e fare mea culpa.
Assalto confuso. Per completare il disegno della partita sappiate che nel secondo tempo il Verona gioca la carta dell'assalto nei primi 20', ma è un assalto alla cieca, con un solo colpo di genio: una punizione a sorpresa (5') battuta da Ferrarese che smarca Da Silva in mezzo all'area mentre i prodi arancioneroverdi stanno ancora discutendo di barriera, gran palla, ma il diagonale esce fuori di un metro e allora addio. La spinta veronese è controllata con grande lucidità dalla difesa del Venezia e si esaurisce nel momento in cui l'allenatore Colomba viene espulso per aver troppe volte violato il sacro confine dell'area riservata agli allenatori.
Scelte tecniche. Nonostante tutti i cori del tifo veronese si rifacciano alle gondole, alla marea, ai remi e via di fantasia, l'unica squadra con l'acqua alla gola è proprio quella gialloblù. Colomba presenta un 4-1-4-1 con Di Giulio davanti alla difesa e Morante isolato in avanti, mentre Da Silva, confinato a sinistra non riesce a essere utile. Dall'altra parte manca Oscar Brevi, ma i contatissimi difensori fanno il loro dovere e lo spirito di sacrificio dei vari Mattielig, Brevi e Gennari fa il resto.
Nel secondo tempo il Verona a tratti prova il 4-3-3, ma oltre a non cavarne fuori nulla rischia anche nei frequanti contropiede del Venezia, che nel finale con un pochino di precisione in più avrebbe potuto fare il secondo e salutare.
L'anno scorso. D'accordo, i paragoni sono antipatici. Ma siccome la memoria di cronista funziona ancora vengono in mente partite dello scorso campionato gettate via in malo modo, come a Pistoia, come a Pavia, per dirne due di difficile digestione. Ecco il segnale, stavolta il Venezia non soccorre squadre in difficoltà regalando punti-ossigeno, ma le castiga. Non si fa problemi, colpisce, intasca i tre punti e via a casa. Il secondo tempo del Bentegodi è da manuale, perchè stringi stringi c'è un bell'inserimento di Corrent al 20', chiuso subito da Aprea, e basta, il Venezia protegge la sua area e al portierone in maglia rosa resta solo l'ordinaria amministrazione.
Pericolo Ferrarese. Il Venezia non concede spazi, il Verona ha una paura boia, fa fatica a costruire gioco. L'unico che ha i colpi dell'inventore sarebbe Ferrarese, le poche emozioni gialloblù nascono dal suo piede. Ma la guardia severa di Scantamburlo costringe l'estroso numero 11 ad andare a cercarsi palloni a centrocampo, restando quindi lontano dalla zona dell'allarme. Idem nel secondo tempo, anche provando a cambiare fascia. E allora il gioco è fatto. D'Adderio comincia a far vedere la sua mano, la squadra ha ritrovato carattere e spirito guerriero. Colomba aspetta la sentenza, Bellotto o Galderisi la chiamata, per drizzare una barca che sta affondando.

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