Tra svarioni e black out piccoli passi verso la meta

VENEZIA. Facile, facilissimo, ragionare a mente fredda su una partita buttata al vento in maniera incredibile e tirar fuori tutti i peggiori aggettivi. Dunque vinci 3-0 e alla fine di fai rimontare fino al 3-3 dall’AlbinoLeffe. Neanche fossimo davanti a Milan-Liverpool, la finale che ogni volta riapre la ferita dei rossoneri. No, qui la rimonta la fa l’AlbinoLeffe e allora diciamo pure che il Venezia ha patito uno dei più grandi black out della sua recente storia. E fin qui ci siamo. Poi è anche vero che spesso i giudizi sono condizionati dal risultato, e il risultato è condizionato dagli episodi. Gli allenatori lo dicono sempre, soprattutto quando cercano un alibi per qualcosa andato storto. Serena no, non si è aggrappato al rigore, all’arbitro, al vento, all’erba o a qualunque altra cosa. Ha parlato di vergogna e ha rimandato alla partita di dopodomani contro il Lumezzane per l’esame della virilità dei suoi giocatori. Scelta apprezzabile, con sfogo più che legittimo, un allenatore ha il diritto-dovere di farlo. Tuttavia lo spirito e la voglia di andare controcorrente, che spesso i lettori fedeli avranno scorto in queste pagine, porta ad una riflessione girabile a tutti: senza il rigore al 91’, di che partita si sarebbe parlato? Di un successo per 3-2 con 75’ di dominio incostratato, grande Venezia in trasferta, capace anche di resistere al disperato tentativo di rimonta di un avversario che non si è mai arreso. Squilli di tromba e colpi di grancassa, il calcio è fatto anche di queste cose e spesso ci si adegua.
Ecco perchè proprio nel momento in cui sparare sulla croce arancioneroverde è facile, un suggerimento può essere quello di partire dai 75’ giocati alla grande per dire che questo disastrato Venezia, elefante in cristalleria, passetto alla volta sta arrivando alla quota salvezza, che è ciò che si può chiedere ad un gruppo che nonostante magagne e dabbenaggini, svarioni e gol presi da corner, ha lottato con dignità tra infortuni, squalifiche, difficoltà iniziali e una situazione societaria tutt’altro che tranquillizzante. Si poteva pretendere di più? Forse sì, forse no. Non è una squadra da playoff, l’illusione è svanita presto e non ci vuole un genio per dire che Bassano, Novara, Pavia e Alessandria hanno più qualità. Non è squadra da playout, perchè comunque sia naviga a metà classifica e sotto ce ne sono parecchie che stanno peggio e sono peggio. Arriveranno i punti di penalizzazione, che non sono colpa della squadra. Ma la sostanza non cambierà, così come il destino di questa stagione. Tre gol rimontati fanno preoccupare, ma cosa può succedere in estate se Korablin svanisce, preoccupa di più.
Carlo Cruccu
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